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Cibo e agricoltura tra Erg e G7

Cibo e agricoltura tra Erg e G7

Ci sono almeno due elementi in questo 2017 che possono portare uno speciale interesse per le argomentazioni a sostegno di un’alimentazione sana e sostenibile, tematica legata a un’economia più equa e attenta all’ambiente e alla qualità di vita delle persone.

Il primo elemento è il riconoscimento della Lombardia orientale come Regione Europea della Gastronomia (Erg 2017): le province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova hanno l’opportunità di unire alla propria offerta turistica e gastronomica anche un’identità territoriale caratterizzata dalla qualità e varietà di un sistema agroalimentare di produzione locale che vanta lunghe tradizioni e capacità, un patrimonio di saperi e di biodiversità che, purtroppo, una globalizzazione mal governata rischia di disperdere per sempre.

L’altro grande evento che si tiene quest’anno nei nostri territori è il G7 dei Ministri dell’agricoltura dei 7 Paesi più industrializzati al mondo: il 14 e 15 ottobre 2017 a Bergamo si terrà questo cruciale vertice internazionale che vedrà le massime autorità di Stati Uniti, Canada, Giappone, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia sedute allo stesso tavolo. Inutile dire che gli occhi del mondo e dei mass media (che spesso coincidono con gli occhi - e la testa - delle persone) saranno puntati su questo evento, chiamando una volta di più a raccolta tutti coloro che lavorano da anni su questi temi.

Le organizzazioni che con motivazione, impegno e responsabilità sono attive sul territorio hanno ben chiaro un concetto: la sostenibilità, quella duratura e autentica, si costruisce dal basso, nel quotidiano, con progetti e relazioni che crescono passo dopo passo, lentamente, nel lungo periodo.

Un singolo evento, tanto più è grande e mediatico, tanto meno si presta a un processo di condivisione e compartecipazione, con il rischio di risultare d’effetto, ma effimero e incapace di lasciare un segno (positivo) nella gente.

D’altra parte l’opportunità di avere le luci della ribalta sulle tematiche che ci stanno più a cuore, e per di più, nei territori che viviamo e con i quali da sempre ci confrontiamo, è un’occasione da cogliere a piene mani: uno di quei treni che passano raramente per la stazione vicino casa.

E sarebbe un peccato se gli occhi del mondo vedessero solo grandi eventi intrisi di greenwashing, lasciati magari a chi di professione vende fumo verde, senza giocare da attori, seppure gregari, ma pronti a prendersi fino in fondo la propria parte.

Sarebbe altresì un peccato se gli occhi del mondo, limitati da potenti quanto fuorvianti paraocchi televisivi e “social”, si soffermassero su azioni di protesta, capaci di ottenere le prime pagine sui media, ma incapaci di lasciare un seguito costruttivo ed efficace nella vita delle persone.

Senza pensare o illudersi di poter modificare decisioni internazionali che in quei giorni saranno già state prese, la via per giocare fino in fondo il nostro ruolo di sensibilizzazione e di cambiamento deve basarsi su una strategia ben definita, una strategia condivisa che abbia chiari i propri obiettivi.

Obiettivi che devono essere perseguibili e univoci, che per essere efficaci non rischino di cadere nella frammentazione o peggio nella confusione di intenti.

Chi vive quotidianamente la sostenibilità e la sente come uno stile di vita valido, praticabile, stimolante, appagante e desidera diffondere, coinvolgere e contagiare altre persone e altri pezzi di società, deve prima di tutto mostrare e convincere gli altri che il percorso verso un mondo più sostenibile è possibile, che un’economia più a misura d’uomo non è solamente percorribile, ma porta vantaggi e benessere maggiori che un’economia finanziaria e impersonale.

Occorre dimostrare che una società inclusiva e solidale rende più felici della massimizzazione del prodotto interno lordo, che la relazione diretta e trasparente tra cittadini-consumatori e cittadini-produttori dà più fiducia che un’etichetta con codice a barre e dà all’economia locale un sostegno più convinto che un prestito bancario.

Mostrare proposte praticabili e praticate, trovare il modo di mostrare all’Italia e al mondo esempi di riuscita sostenibilità, ambientale, economica e sociale, mostrare non solo situazioni di nicchia difficilmente esportabili in una società complessa, articolata e globale, ma trovare il modo di indicare un percorso concreto e funzionante, è la prova di maturità che la rete dei nostri movimenti e dei nostri positivi gruppi di interesse deve superare.

I grandi eventi non sono la soluzione, ma devono essere lo stimolo per farsi trovare pronti a dimostrare che, la sostenibilità, da convinzione di pochi illuminati, possa diventare la cifra fondante di un’intera società.

Diego Moratti

Marzo 2017

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