Il 18 settembre il primo Forum della Cittadinanza Sostenibile al festival della SOStenibilità: confronto con la ricercatrice Forno a partire dal viaggio sui territori del Dess Bg
Il primo forum della cittadinanza sostenibile, convocato dal Dess bergamasco come spazio di discussione aperto a tutto il mondo delle economie sociali e solidali, si terrà domenica mattina 18 settembre all’interno del Festival della Sostenibilità e si concentrerà sugli spunti emersi dalla ricerca nazionale sui Gruppi di Acquisto e dal viaggio del Dess Bg e della rete Gas Bergamo sui territori. La ricerca ha incrociato in modo forte la necessità di fare il punto e riflettere collettivamente sul tema, sul quale la Ries, Rete italiana per l’economia solidale, nei mesi scorsi si era attivata per proporre un confronto on line con gli autori dell’indagine: i ricercatori Francesca Forno dell’Università di Trento (che il 18 sarà presente a Bergamo), Paolo Graziano dell’Università di Padova e Cecilia Cornaggia dell’Università Cattolica di Milano.
Una ricerca nazionale
Dallo studio emerge che i Gas sono sempre stati un fenomeno “sotterraneo”, una forma organizzativa molto difficile da censire: un’indagine molto dettagliata condotta sulla sola Lombardia dieci anni fa dall’Università di Bergamo ne aveva contati 429 per un totale di 7.122 famiglie coinvolte, un numero che, sebbene probabilmente ancora sottostimasse il fenomeno, era comunque due volte superiore quello dei Gas auto-registratisi nel sito che per anni ha costituito l’unica forma di coordinamento di questo movimento. Dieci anni dopo il consumo critico collettivo e più in generale il consumo responsabile appare non solo molto più diffuso, ma anche poliforme, cosa che lo rende ancora più difficile da indagare.
L’attenzione e la conoscenza degli italiani rispetto agli effetti sociali e ambientali dei consumi individuali sono, infatti, molto aumentate dentro e fuori i Gruppi di Acquisto Solidale.
Questi ultimi potrebbero addirittura essere vittime del loro stesso successo: le pratiche gasiste sono state “catturate” dagli operatori del mercato e sempre più spesso vediamo pubblicità di grandi marchi sottolineare concetti come la naturalità e la sostenibilità dei prodotti. I Gas si sono altresì modificati: se da una parte la forte motivazione sociale iniziale si è un poco “annacquata” e i gasisti ora sono più variegati sia nella tipologia che nella motivazione di far parte di un gruppo d’acquisto solidale, dall’altra parte c’è un fiorire di attività complementari, avviate anche grazie all’impegno dei gasisti, come la costituzione di empori e cooperative o di mercatini agricoli a filiera corta.
Ciò però non ha determinato la chiusura dell’esperienza dei Gas, ma li ha portati ad essere più fluidi nella composizione e più concentrati sulle attività minime organizzative necessarie per eseguire gli acquisti collettivi. In altre parole, al loro interno si sono consolidate attività per il sostegno e la ridefinizione della piccola distribuzione organizzata, ma si è affievolita l’attività sociale e politica, intesa ad esempio come azione per influenzare le politiche del cibo, le politiche ambientali, la lotta per l’acqua pubblica e via dicendo, temi che caratterizzavano fortemente la fase di nascita dei Gas.
Ripoliticizzare: acquisti quali atti sociali
Ci sono ancora grandi potenzialità che i Gas possono esprimere e sviluppare: ad esempio il fatto che l’esperienza gasista non abbia finora coinvolto le fasce di cittadini a basso capitale economico o culturale, o con poca disponibilità di tempo, mette sul piatto stimolanti riflessioni sui possibili sviluppi futuri.
Anche le giovani generazioni sono poco presenti nei Gas, il che pone ulteriori quesiti. Una delle parole ricorrenti durante il dibattito è stata “ripoliticizzazione”, cioè la necessità di tornare ad agire e far sentire la propria voce attraverso azioni come l’acquisto e il consumo, che sono atti di grande importanza politica e sociale, in un sistema come il nostro che si basa sul mercato e sui consumi.
Secondo i ricercatori, se da un lato c’è stato un rafforzamento dell’area di mercato che consente l’acquisto responsabile, dall’altro lato spesso ciò avviene in contesti (grande distribuzione, piattaforme on line) che di responsabile hanno poco.
L’espansione del consumo responsabile, quindi, non rispecchia l’anima dei Gas ma, allo stesso tempo, questa anima (il contenuto politico) è più difficile da far emergere se ci si limita solamente all’attività di acquisto. I Gas sperimentano alternative creative di consumo, ma poi faticano a denunciare le molte azioni di greenwashing, cioè la mano di verde che certe aziende danno alla propria immagine, coprendo una base assolutamente insostenibile.
Gas palestre di democrazia e di comunità
Gli stessi temi sono emersi anche nel viaggio del Dess sul territorio bergamasco, a dimostrazione che le questioni aperte, seppur da declinare in chiave locale, hanno bisogno di una riflessione e di una proposta nazionale. In questo senso la Ries sta per lanciare un percorso per “aggiornare” la Carta dell’economia solidale che vedrà il primo appuntamento a novembre, durante il ventennale del forum sociale europeo a Firenze. I nostri tempi richiedono dunque una presa di coscienza forte degli scenari, delle poste in gioco e della propria potenzialità di incidere, e i Gas, in rete con altri soggetti, possono essere delle vere e proprie “palestre di democrazia”, nelle quali vi sia la consapevolezza che la spesa non è un fine, ma un mezzo per riattivare la partecipazione all’economia e alla società. I Gas possono essere un modo per partire dall’individuo e dalle proprie scelte per poi salire di scala verso chi prende le decisioni. Oggi ci sono anche nuove opportunità affinché questo si realizzi: le comunità energetiche, ad esempio, possono trovare nei Gas una base sociale capace di spingere gli enti locali, così come attorno alle politiche del cibo possono svilupparsi iniziative attrattive per i nostri territori dal punto di vista turistico. Quella dei Gruppi di Acquisto, insomma, è una storia che viene da lontano, ma che è destinata a continuare e ad andare ancora più lontano lungo il percorso per il cambiamento.