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Consumo responsabile in Italia. Una pratica in crescita

Consumo responsabile in Italia. Una pratica in crescita

 

L'approccio degli italiani al consumo critico e responsabile in un rapporto realizzato da Francesca Forno e Paolo Graziano su dati del 2018

Se è vero che il sistema capitalistico ha conseguenze negative sui rapporti economici, sull'ambiente e sulla società, è anche vero che fornisce a chi lo vive un'arma estremamente potente per provare a cambiare le cose: la capacità cioè di indirizzare i propri consumi verso quei prodotti, quelle realtà e quelle pratiche che fanno della solidarietà, dell'ecologia e della democrazia economica la propria bandiera.

Consumare bene e consumare coscientemente diventa quindi un imperativo di fondamentale importanza per costruire le società economiche del futuro: il tema negli ultimi anni è stato portato al centro del dibattito internazionale, inglobato nei 17 Sustainable Development Goals di Agenda 30 delle Nazioni Unite – il programma d'azione per le persone e il pianeta sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 paesi membri dell'ONU – e anche in Italia sta acquisendo sempre più rilievo. 

A testimoniarlo è il rapporto realizzato da Francesca Forno e Paolo Graziano nel 2018 sulla base dei dati raccolti tramite un sondaggio promosso dall'Osservatorio per la Coesione e l'Inclusione Sociale (OCIS) e condotto da SWG, che permette di fare chiarezza sulle dimensioni e le caratteristiche di un fenomeno diffuso ma poco studiato e di effettuare un'analisi sugli sviluppi di questo ambito dagli anni 2000 a oggi. I dati del rapporto 2018 sono infatti confrontabili con quelli di un'analisi analoga condotta nel 2002 nell'ambito dell'Ottavo Rapporto IREF sull'associazionismo sociale in Italia. 

E mentre in Lombardia si lavora per proporre una legge regionale di iniziativa popolare a tutela dell'economia sociale e solidale, vale la pena riflettere sui dati che riguardano l'ultimo anello della catena economica, quello che coinvolge in prima persona tutti i cittadini in qualità di consumatori. 

I numeri del consumo responsabile in Italia 

Due sono i punti salienti evidenziati dal rapporto: da un lato c'è l'abitudine sempre più diffusa tra gli italiani di consumare domandandosi quale sia il costo ecologico e sociale dei prodotti acquistati, dall'altro c'è la consapevolezza che questa pratica è andata a crescere lentamente, ma inesorabilmente, dal 2002 a oggi.

Soltanto il 36,6% del campione intervistato nel corso del sondaggio, infatti, ha dichiarato di non aver adottato alcuna pratica di consumo responsabile nell'anno precedente, mentre il 30,3% degli intervistati ha affermato di aver adottato anche solo temporaneamente una o più scelte di consumo critico (comprando cioè beni e servizi da imprese attente ai diritti dei lavoratori e della terra).

Il 37,3% delle persone coinvolte nel sondaggio ha acquistato (anche sporadicamente) generi del Commercio Equo e solidale, il 51,7% ha improntato le proprie scelte sulla sobrietà energetica e il 7,5% ha scelto viaggi di turismo responsabile che favorissero lo sviluppo delle economie locali. Infine il 10,6% degli intervistati ha acquistato prodotti tramite i gruppi di acquisto solidale (GAS).

Inoltre, il confronto tra i dati del 2002 e del 2018 evidenzia il fatto che la quota di cittadini attenti al consumo responsabile è salita notevolmente, passando dal 28,5% del 2002 all’83,4% del 2018 ed è quintuplicata la percentuale di persone che ha ispirato i propri consumi a uno stile di sobrietà. I turisti responsabili sono invece passati dallo 0,2% al 7,5%. 

Tra le cause del mancato approccio alle pratiche di consumo sostenibili, il rapporto ha evidenziato soprattutto la non conoscenza delle stesse (57,9% sul totale di chi ha risposto negativamente), seguita da un aperto disinteresse alla questione (15,7%).

Questi numeri mostrano in modo chiaro come sia cambiato nel corso degli anni l'atteggiamento degli italiani rispetto ai consumi: dato che potrebbe collegarsi all'avanzare della crisi economica da un lato – che avrebbe spinto a una maggiore consapevolezza circa le abitudini quotidiane, soprattutto per quanto riguarda le scelte energetiche e relative agli scarti e ai rifiuti – e dall'altro con il lavoro svolto durante gli ultimi anni dalle organizzazioni e dai movimenti, che avrebbero favorito una maggiore sensibilità sui temi della sostenibilità ecologica, dell'etica del lavoro e dell'impatto ambientale della società dei consumi. Inoltre, la maggiore reperibilità di alcuni prodotti ne ha reso più facile e immediato l'approvvigionamento (si pensi alla diffusione capillare dei GAS). 

Consumatori responsabili: chi sono?

Rispetto ai dati del 2002, le informazioni relative all'anno scorso mostrano un profilo del consumatore responsabile più eterogeneo: se nel 2002 il consumo critico era a prevalenza femminile (33%, rispetto al 26,1% degli uomini), piuttosto giovane (il 40,6% dei consumatori etici erano compresi tra i 18 e i 24 anni e il 37,6% tra i 35 e i 45 anni) e di livello culturale alto (52,6% di laureati contro il 27,4% di diplomati e l'11% con titolo di scuola dell'obbligo), nel 2018 il quadro risulta più vario. 

Si è ridotto il divario tra uomini e donne e la percentuale maggiore di consumatori responsabili si rileva oggi nelle fasce più anziane della popolazione (55-64 anni). É diminuita anche la differenza tra consumatori responsabili con titolo di studio alto o basso, con un picco però tra gli studenti (l'82,9 % dice di consumare criticamente). Infine, si è assottigliata anche la differenza relativa alla location urbana: se in passato a consumare con attenzione erano soprattutto gli abitanti delle città, ora la caratterizzazione esclusivamente metropolitana è andata scomparendo. 

Tra le motivazioni che spingono le persone ad acquistare con maggiore attenzione, in passato prevaleva il dato politico: il consumo critico veniva vissuto come uno strumento per intervenire sul divario tra nord e sud del mondo, mentre nel 2018 è aumentata la percentuale di chi opta per pratiche di acquisto alternativo perché interessato alla qualità dei prodotti (11,5%, contro il 3,8% del 2018). 

Consapevolezza e sensibilizzazione

In quest'ottica, diventa quanto mai necessaria un'azione di sensibilizzazione e di sostegno a modelli etici di consumo, che vada però a sommarsi con un sostegno alle modalità di acquisto consapevoli, perché siano sempre più fruibili. In che modo? Facilitando il rapporto città-aree rurali, sostenendo le forme di economia sociale e solidale anche nelle campagne e nelle aree interne (dove possono ricreare nuovi modelli di comunità e rilanciare l'economia locale secondo modelli nuovi) e creando reti efficaci tra le varie realtà attive.

Infine, fondamentale è il ruolo delle istituzioni pubbliche a diversi livelli, non solo per sostenere l'economia sociale e solidale, ma anche orientando i propri acquisti e consumi in chiave responsabile.

 

Marzo 2019

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