In questo numero: SPECIALE AGRICOLTURA con INTERVISTE A SEI ESPERTI DEL SETTORE
Angelo Marchesi - Presidente AIAB Lombardia - Associazione Italiana Agricoltura Biologica
Secondo lei, in estrema sintesi, quali ragioni hanno gli agricoltori alla luce delle recenti proteste svolte in Italia e in Europa e cosa invece non condivide delle loro rivendicazioni?
Le ragioni che hanno mosso le recenti proteste degli agricoltori hanno diverse motivazioni:
1) L’incremento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi del gasolio, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci chimici di sintesi, che ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, confermandoli nel ruolo di anello debole della filiera agroalimentare.
2) La concorrenza sleale derivante dall’importazione di prodotti agricoli provenienti da paesi che non rispettano le stesse regole a cui sono sottoposti quelli europei.
3) Le insufficienti misure necessarie per contrastare la fauna selvatica.
4) La necessità di un regime fiscale adeguato per il mondo agricolo a partire dalla proroga dell’esenzione irpef per i redditi agrari e domenicali che provengono dal possesso di terreni agricoli.
5) Contrasto al mercato di cibi sintetici.
6) La richiesta di eliminare l’obbligo delle rotazioni colturali e l’obbligo di messa a riposo del 4% dei terreni, destinandoli all’incremento della biodiversità e alla rigenerazione del suolo.
7) La richiesta di una transizione ecologica più graduale e su base volontaria, rispetto a quella prevista dalla strategia Farm to Fork del Green Deal europeo, che ha l’obiettivo di rendere l’UE climaticamente neutrale entro il 2050, prevedendo un 50% in meno dell’uso dei pesticidi, un taglio del 20% nell’utilizzo di fertilizzanti di sintesi e l’incremento delle produzioni biologiche sul 25% delle terre agricole UE.
Come si evince dalle motivazioni degli agricoltori il disagio è reale, ma a nostro parere la rivendicazione di fondo che dobbiamo sostenere è il giusto prezzo del prodotto, frutto del lavoro degli agricoltori. Il problema è il sistema capitalistico di determinazione del prezzo e di chi accetta che il valore di beni di prima necessità come il grano siano oggetto di speculazione finanziaria. Detto questo, vogliamo ricordare che questa Politica Agricola Europea nasce da un’indagine UE del 2018, che chiedeva ai cittadini europei cosa si aspettassero dalla PAC, ricevendo come risposta: Ambiente, Biologico, Salute, No Ogm, meno pesticidi. Inoltre i piccoli agricoltori sono stati in minima parte in piazza, a guidare questa protesta sono gli operatori agricoli o contoterzisti di grandi o grandissime imprese, che ricordiamo assorbono la gran parte dei fondi agricoli europei.
Non ci sembra che gli impegni agroambientali siano causa di tutti i problemi, ricordando che le aziende agricole da almeno 10 anni stanno prendendo contributi per diminuire l’impatto ambientale dell’agricoltura, anche sottoscrivendo impegni limitati. Come associazione e come rete di associazioni che si riconoscono nel manifesto “Cambiamo Agricoltura” diciamo un netto no alla strumentalità con cui viene scaricato sul Green Deal europeo il disagio del mondo agricolo.
C’è un livello macro, globale, che concerne coltivazioni, allevamenti e trasformazioni industriali per un sistema alimentare organizzato su scala mondiale (comprese distribuzione e logistica) e un livello micro di agricoltura, spesso più tradizionale, legata alle specificità del territorio e a pratiche di comunità. Come possono convivere?
Per semplificare esistono due agricolture una agroindustriale e una contadina, la realtà ci dice che convivono. Ma contrariamente a quello che si può comunemente pensare, numerosi studi hanno dimostrato che i contadini non solo producono di più per ettaro rispetto alle grosse aziende agricole, ma proteggono la biodiversità, portano avanti una differenziazione nelle colture, arrivando ad ottenere cibo con una qualità nutrizionale maggiore, più posti di lavoro, ma non solo: a differenza dei piccoli contadini, le grandi aziende lavorano principalmente per ottenere prodotti destinati ai mercati internazionali e non a un consumo diretto della popolazione e si tratta per lo più di colture utilizzate per gli allevamenti e per fornire gli impianti di biocarburanti.
Negli USA il 40% del mais è impiegato nella produzione dei biocarburanti, al contrario in India, dove il panorama agricolo è caratterizzato dal lavoro di piccoli produttori, quasi il 90% delle calorie prodotte è usato direttamente dalla popolazione. Sono i piccoli contadini a nutrire il 70% della popolazione mondiale, tutelando la biodiversità e producendo cibo di qualità. Dove dominano i colossi dell’agricoltura intensiva, le colture finiscono prevalentemente ad allevamenti e per gli impianti di biocarburanti.
Quali sono i tre obiettivi e iniziative prioritarie, sia legislative ma non solo, che le istituzioni pubbliche (europee e nazionali) devono perseguire per incidere su questo complesso sistema agroalimentare, a favore di tutti i cittadini?
1) Fermare il consumo di suolo, che significa: smettere di cementificare e asfaltare senza necessità, impedire lo sversamento sui terreni agricoli di fanghi o digestati, smettere di installare gli impianti fotovoltaici sui campi, ma solo sulle strutture agricole.
2) Non autorizzare l’introduzione in campo di nuovi o vecchi Ogm e mantenere l’obiettivo di ridurre del 50% i pesticidi entro il 2030, a partire dalla messa al bando del glifosato.
3) Sostenere, con politiche adeguate, le piccole realtà contadine, l’agricoltura biologica e la transizione ecologica del comparto agricolo, con l’adozione di pratiche in grado di garantire la tutela dei lavoratori, dell’ambiente e la salubrità dei prodotti.
Uno sguardo al futuro. Come vede l’agricoltura tra 10 anni? Quali i rischi o le minacce più grandi? Quali le opportunità da cogliere per un’evoluzione positiva del settore?
La minaccia più grave che vedo è il prevalere, tra i potentati globali, di una volontà di guerra che nella storia dell’umanità è stata la causa principale di danni all’agricoltura e quindi di carestie. Se fosse scongiurata questa eventualità l’unico modo è tornare alla “Politica” come governo della “polis” per il bene di tutti, senza slogan e interessi di parte controllati dalla finanza, ma affrontando nell’interesse generale le tematiche legate all’ambiente, al clima e al cibo.