feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

“Utopia in cantiere”. Un libro per l’azione

“Utopia in cantiere”. Un libro per l’azione

La responsabile di Solidarius Italia, Soana Tortora, presenta il libro che raccoglie analisi e esperienze di economie solidali in Italia ed Europa, «per riabituarsi a fare proposte collettive»

«Non ne possiamo più. Questo libro è una provocazione perché non ne possiamo più».

Con queste parole Soana Tortora ha esordito al convegno “Verso il laboratorio dell'economia solidale e sociale di Bergamo”, tenutosi lo scorso 26 gennaio, per presentare il libro “Utopia in cantiere” di Solidarius Italia, micro impresa non profit che opera nel campo dell’economia solidale per tessere filiere e reti tra le diverse forme di impresa e di collaborazione solidale: un libro scritto per stimolare, per mettere in discussione, per trasportare il discorso dal piano teorico a quello pratico, e per farlo in un solo modo possibile, cioè insieme come collettività.

Un monito che acquisisce tanto più valore perché collocato in un contesto – quello dell'economia solidale e sociale lombarda – che ha già iniziato da tempo a muovere i primi passi in una direzione comune. Come a dire, un'utopia in cantiere qui c'è già: ma si può fare di più? Come e cosa?

“Utopia in cantiere”

Soana Tortora - responsabile di Solidiarius Italia Sas, nonché da anni personalità importante dell'attivismo solidale italiano – è convinta che il grosso del lavoro sia il passaggio dalla sfera privata e individuale a quella dell'azione collettiva ed è proprio su questo tema che si sviluppa “Utopia in cantiere”, scritto per fare il punto sul dibattito e sulle iniziative a livello europeo in materia di promozione delle buone prassi sui temi delle nuove economie di comunità, dell'economia solidale e sociale e sulle reti, già esistenti o da costruire.

“Utopia”, perché è un futuro migliore quello che si cerca di creare, e “in cantiere” perché non si tratta esclusivamente di un sogno o di un'idea, ma si sviluppa nel mondo del reale ed è al mondo del reale che cerca di opporre nuovi modelli.
La presentazione del libro si aggancia quindi strettamente al percorso che sta portando il mondo dell'ESS lombardo per la proposta di legge: un percorso a tratti faticoso, ma che ha il grande merito di aver provato a superare l'individualità delle singole realtà per proporre un obiettivo comune.

Secondo Soana Tortora, infatti «non basta più la sola indignazione personale: l'assunzione di responsabilità non può essere individuale.

Qui ci sono moltissime realtà virtuose, ma il rischio è sempre quello di diventare una nicchia e aumentare la propria fragilità.
È fondamentale allora mettere insieme ciò che già c'è e riabituarsi a fare proposte collettive». “Utopia in cantiere” è nato nel 2017 a seguito della traduzione, pubblicazione e presentazione in Italia del libro sui circuiti economici solidali di Euclides André Mance, ideatore brasiliano della rete di Solidarius a livello internazionale: «Dopo aver presentato il suo libro, come Solidarius Italia ci siamo resi conto che stavamo parlando con la sua voce.
La realtà italiana era ed è però diversa da quella brasiliana; è nata quindi l'esigenza di scrivere ciò che stavamo rielaborando rispetto al nostro contesto di riferimento. Abbiamo così incominciato a lavorare anche in vista del Forum Mondiale delle Economie Trasformative, in programma a Barcellona per aprile 2019, segnale del fatto che questo tema non tocca soltanto noi».

Una lettura per l'azione

Il libro non è un libro finito, da leggere per trovare soluzioni preconfezionate, ma piuttosto «una lettura per l'azione, uno strumento di lavoro: è necessario passare dalle piccole storie individuali a una grande storia collettiva, per diventare virali e contaminare l'economia mainstream che ci sta distruggendo – ha spiegato Tortora -. In altre parole, tornare a essere capaci di chiedere diritti anche per altri, non solo per se stessi.

Più sono consapevoli, più le persone hanno la capacità di guardare oltre e di inventare soluzioni creative per vivere meglio la propria vita umana, intesa anche come vita di comunità. È a questo che dobbiamo puntare». A cominciare da una consapevolezza: «Non abbiamo quasi più nulla da perdere. Condividendo il poco che ci resta, si può iniziare a ricreare vita, giustizia, economie sane».

 

Erica Balduzzi

Approfondimento in collaborazione con Bio Distretto dell'Agricoltura Sociale di Bergamo
 
Febbraio 2019

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...