Dalla speleologia alla musica, l’impegno di Uniacque per valorizzare l’oro blu
Uniacque non è solo servizio idrico, è qualcosa di più.
La società si spende infatti in prima linea anche per promuovere e divulgare buone pratiche e per far conoscere a tutti l’importanza della risorsa idrica, senza la quale le nostre vite sarebbero radicalmente diverse. Per non parlare poi dell’incessante e doverosa ricerca, in cui Uniacque investe per garantire alla propria utenza un’acqua sempre più pulita e controllata. Lo si è detto diverse volte in questa rubrica, ma forse è bene ribadirlo.
Dietro l’acqua che scende dal rubinetto, c’è molto più di quello che si crede: ci sono la ricerca e l'analisi delle fonti, un complicato reticolo di fognature che va costantemente monitorato, ci sono i fondamentali impianti di depurazione, che permettono di restituire all’ambiente l’acqua così come è stata prelevata (cioè decontaminata), c’è un grande apparato di addetti e operatori che vanno costantemente aggiornati; ci sono esperti che prelevano campioni di acqua e la analizzano.
Nelle viscere della terra
In questo universo di competenze figurano anche gli speleologi, coloro che vanno a caccia delle fonti da cui sgorga l’acqua che noi usiamo. Il loro compito è di vitale importanza: studiano l’origine di una sorgente, cercano di capire quanta acqua vi scorra all’interno e dove finisca, mappano tutte le grotte sotterranee. Il sottosuolo è in effetti un complicatissimo groviglio di vie e grotte, talune monumentali che – se adeguatamente studiate – possono fornire informazioni molto utili.
Lo scorso marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, Uniacque ha invitato al tavolo dei relatori il gruppo degli speleologi del Progetto Sebino, il cui principale scopo è attualmente quello di studiare la valle di Fonteno, dove è stato scoperto un colossale complesso di grotte che a suo tempo suscitò un certo clamore mediatico. Sotto la superficie è presente un grande bacino d’acqua, una potenziale ricca fonte che va debitamente studiata e mappata, anche per capire la portata dei corsi d’acqua all’interno e il percorso che questi seguono (non è escluso infatti il collegamento con altre fonti, magari alcune ancora del tutto inesplorate).
Questa operazione di mappatura è ciò che in gergo si dice tracciamento. L’attenzione si è concentrata sull’abisso Bueno Fonteno perché rappresenta, allo stato attuale, il 70 per cento del complesso carsico e si è scoperto che all’interno vi sono tre corsi d’acqua, chiamati Hydrospeed, Fangul e, molto semplicemente, Ramo principale. Scoperto nel 2006 e situato tra le montagne carsiche tra Bergamo e Brescia, a ridosso del Lago d’Iseo (detto anche Sebino) e a settecento metri di profondità, il Bueno Fonteno potrebbe essere l’abisso più grande d’Europa.
Non è escluso, e questo è un ulteriore dato da verificare, che il complesso alimenti persino il Lago di Endine. Là sotto si scoprono lunghe gallerie e immense sale scavate col tempo dall’acqua. In un mondo dove spesso si sente parlare di desertificazione o di corsi e laghi che si prosciugano, il posto ha tutte le carte per diventare una potenziale nuova fonte di acqua da immettere nella distribuzione, ma vanno prima condotte le necessarie verifiche.
Per questo Uniacque si è mobilitata al fianco degli speleologi, contribuendo all’acquisto di materiale utile alle squadre di esploratori. In collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra di Pavia, si procede – a determinati intervalli – alle dovute misurazioni, che hanno preso il via il 5 agosto 2017 e sono giunte a 19 interventi nel marzo del 2018. Misurare la portata dei corsi all’interno del complesso non richiede strumenti sofisticati: è sufficiente del sale da cucina. Diluendo infatti un volume noto di soluzione salina e misurando la variazione di questo parametro nel tempo e nei punti prestabiliti, si ottiene con buona approssimazione la portata defluente.
I corsi d’acqua del Bueno Fonteno sono a regime torrentizio, nel senso che a periodi di secca ne seguono altri con piene improvvise: le portate registrate variano dai 5 litri al secondo dell’agosto 2017 ai 27 litri al secondo di gennaio 2018, fino a toccare la cifra notevole di 136 litri al secondo per via della piovosità dello scorso marzo. Gli studi proseguono e la società non mancherà di informarne i cittadini.
Mettere in musica l’acqua
Acqua non vuol dire però solo studi scientifici e distribuzione: è una parola che si sposa benissimo anche con cultura. L’oro blu può infatti essere valorizzato ed esaltato persino attraverso la musica. Uniacque crede a tal punto in questo spirito d’intrattenimento che ha organizzato, per l’estate, una serie di spettacoli con voce, tastiere e percussioni che evocheranno gocce di musica, con un repertorio che dal colto passa fino al popolare. L’acqua è ovviamente il tema che accomuna i brani scelti, i quali andranno in scena in vari luoghi rappresentativi di tutto il territorio in cui agisce Uniacque: valli, pianura e – ancora una volta – il Sebino.
In repertorio le note musicali di Schubert, Debussy, Respighi ma anche anonimi canti popolari, su cui scorrerà la voce del soprano Silvia Lorenzi. È il presidente di Uniacque Paolo Franco a spiegare il valore di questa iniziativa: «Il tour musicale è un modo diverso di comunicare il servizio idrico. L’acqua si trasforma in poesia, in suono melodioso, in un susseguirsi di emozioni e di stili musicali che vanno dalla classica alla popolare, fino alla leggera.
Come l’acqua dei rubinetti che arriva in tutte le case dei bergamaschi, anche la musica ci accompagna spesso durante la giornata, rendendola meno noiosa e più piacevole». Nella locandina in questa pagina trovate tutte le date dei prossimi concerti: i primi due si sono già tenuti a Romano di Lombardia e a Endine Gaiano.