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Viva Arte Viva

Anri Sala - All of a tremble (Encounter I), 2016 © Photo: Andrea Avezzù

La Biennale, a Venezia fino al 26 novembre 2017

Questo mese abbiamo deciso di dedicare l’approfondimento sulle mostre in corso a uno dei più importanti appuntamenti dedicati all’arte contemporanea a livello mondiale: la Biennale di Venezia. Giunta alla 57esima edizione, la mostra – intitolata Viva Arte Viva - quest’anno è curata da Christine Macel e ospita 120 autori provenienti da 51 Paesi e 85 partecipazioni nazionali.

Curare una mostra significa valorizzare gli artisti dando al percorso espositivo il senso di una narrazione: nella scelta e nell’accostamento delle opere nulla è casuale, esiste sempre un disegno complessivo pensato perché l’incontro con i visitatori possa generare risonanze e riflessioni.

La scelta di Macel per il tema della Biennale di quest’anno è stata coraggiosa: la curatrice francese ha deciso di dedicare l’esposizione all’arte stessa, mettendo al centro della scena il lavoro degli artisti. Viva Arte Viva è una Biennale che racconta l’arte ascoltandola e, proprio per questo, riconosce il contributo che l’arte può dare alla realtà contemporanea. In un mondo scosso dai conflitti, in costante stato di allerta, l’arte ha anche una funzione curativa: grazie a intuito e sensibilità gli artisti colgono la complessità delle cose, intuiscono la direzione verso la quale il mondo si sta muovendo e trovano gli strumenti per raccontarla proponendo nuovi percorsi di pensiero.

Un viaggio attraverso nove microcosmi

Il viaggio pensato da Macel si sviluppa attraverso nove trans-padiglioni distribuiti tra i Giardini e l’Arsenale: come capitoli di un libro, questi universi raccolgono e raccontano il mondo visto dagli artisti, tra realtà e utopie.

Il punto di partenza è il Padiglione degli Artisti e dei Libri, spazio dedicato alla figura dell’artista e al suo lavoro. In una società dominata da produttività e commercio, l’artista ha un modus operandi alternativo: anche se le sue opere sono destinate a un sistema commerciale, la sua attività nasce dall’otium che è impasse ma anche lavoro dello spirito, vagabondaggio mentale che porta all’intuizione.

Parte di questo padiglione è una biblioteca che raccoglie libri inviati dagli artisti su invito della curatrice: sono testi significativi nella loro formazione e nel loro sviluppo artistico.

Qui sono esposte le “Trascrizioni” dell’artista Irma Blank: libri nei quali i caratteri delle parole sono sostituiti da micro-segni; criticando l’eccesso di informazione, Blank crea diari segreti nei quali la scrittura perde la funzione comunicativa per assumere un senso nuovo, che rappresenta un modo di essere. Il Padiglione che segue è dedicato alle Gioie e alle Paure: le opere raccolte evocano l’universo delle emozioni soggettive e delle pulsioni che rendono l’individuo fragile e vulnerabile ma che, al tempo stesso, costituiscono la base del pensiero; le emozioni sono la verità, il motore di sopravvivenza ed evoluzione dell’uomo.

L’opera che fa da collegamento con il padiglione successivo si intitola “Sospension” ed è di Sebastian Diaz Morales; l’artista invita il visitatore a meditare sulla solitudine e presenta un video nel quale un uomo fluttua, solo, in un universo sconfinato, sottoposto a continue intemperie.

Viene da chiedersi se un’alternativa a solitudine e individualismo sia possibile ed è proprio questo interrogativo che trova una risposta nel Padiglione dello Spazio Comune: qui sono raccolte opere di artisti che hanno lavorato sul concetto di comunità.

È il caso di Maria Lai, presente con diversi lavori tra cui foto e video che documentano il progetto “Legarsi alla montagna”, realizzato nel 1981 quando, nel paese sardo di Ulassai, ogni abitante fu invitato a svolgere un nastro blu dalla propria abitazione fino alla montagna sopra il villaggio: questo “racconto del filo” aveva la funzione simbolica di creare legami tra i membri del paese e tra la comunità e la terra. Molte delle opere proposte in questa Biennale sono realizzate da artisti poco conosciuti o attivi in passato, come Maria Lai, il cui lavoro viene riscoperto; spesso si tratta di opere pensate e proposte per la prima volta negli anni Sessanta e Settanta, in risposta a questioni sollevate allora ma che sentiamo anche oggi attuali.

Simboli, ispirazioni e utopie

La componente utopica e simbolica si ritrova nel Padiglione dedicato alla Terra dove si racconta il rapporto dell’uomo con la natura.

È un rapporto complesso, che ha interessato l’uomo fin dalla preistoria e che ancora oggi colpisce la sensibilità degli artisti suscitando sentimenti contrastanti: meraviglia per la magia della natura, gioia per la terra che vive e si rinnova, ma anche malinconia e preoccupazione per il futuro di un pianeta consumato da uno sfruttamento insostenibile.

In questo Padiglione, Michel Blazy presenta l’installazione “Collection de Chaussures”: in uno spazio che ricorda la vetrina di un negozio espone vecchie sneakers nelle quali ha fatto crescere delle piante.

La delicatezza delle piantine contrasta con il manufatto industriale che, inadatto a essere usato come vaso, appare rozzo e obsoleto; l’opera fa anche riflettere sulla forza della natura: durante tutta la durata della Biennale la vegetazione continuerà a crescere colonizzando le calzature.

L’invito del successivo Padiglione è quello di ripensare le Tradizioni del passato perché possono offrire preziosi riferimenti, ancore di salvezza che, nella società liquida, virtualmente iperconnessa, si stanno perdendo. Gli artisti presentati non si limitano al recupero delle tecniche artigianali: praticano un’attualizzazione di metodi e tradizioni del passato per realizzare opere raffinate e imperfette che si distolgono dai modelli di perfezione codificata proposti dal mondo globalizzato.

Affascina l’opera “All of a trembre”, dell’artista albanese Anri Sala: un rullo per stampa di carte da parati giapponesi, inventato nell’Ottocento, scorre lentamente su una grande parete; l’artista ha enfatizzato il suono prodotto dallo strumento per trasformarlo in una sorta di carillon e attribuire così al suono una capacità grafica. Il capitolo successivo è probabilmente il passaggio chiave della mostra; è qui che la funzione terapeutica dell’arte viene riconosciuta: in un mondo che manifesta bisogno di cura e spiritualità gli artisti possono offrire opere che coniugano funzione estetica e curativa, proteggono e risollevano.

Questo Padiglione è aperto dalla suggestiva installazione di Ernesto Neto: un’enorme tenda in rete che occupa la navata centrale dell’Arsenale e nella quale il visitatore è invitato a entrare.

Dentro ci si sente protetti, osservando l’esterno attraverso le maglie della rete si percepisce un’atmosfera serena e straniante; uscire dal flusso inarrestabile della quotidianità e concedere al proprio spirito una pausa aiuta a conseguire consapevolezza: la tenda di Neto è un filtro rispetto al mondo esterno, uno spazio dove essere e sostare.

Arte per riflettere

Le ultime tappe della mostra sono dedicate rispettivamente ai valori dionisiaci, ai colori e al tempo. Nel Padiglione Dionisiaco viene raccontata la sensualità femminile, sacra energia generatrice e salvifica ma anche potenza inibita da secoli di proibizioni e vincoli culturali che impediscono alla donna di esprimersi liberamente.

Colpisce il provocatorio lavoro di Maha Malluh: l’artista saudita dispone centinaia di audiocassette contenenti registrazioni di predicatori fondamentalisti all’interno delle tradizionali teglie per la cottura del pane creando un’opera che riflette sul “giusto” comportamento che la donna deve tenere.

Dopo l’esplosione di vibranti cromie del Padiglione dei Colori, dove i cuscini sgargianti di Sheila Hicks concludono il lungo corridoio dell’Arsenale, il percorso espositivo si chiude con una riflessione sulla dimensione del Tempo e sull’iperistantaneità che caratterizza la vita contemporanea.

Alicja Kwade presenta un’interessante opera composta di specchi che accolgono il visitatore in un piccolo labirinto; l’effetto voluto dall’artista polacca è quello di creare visivamente il cortocircuito che la mente mette in atto durante i déjà vu e il risultato è ben riuscito: il visitatore si vede riflesso a più riprese e vive l’esperienza di uno sdoppiamento nella percezione di sé.

Perdersi per ritrovarsi

Christine Macel ha dichiarato che con questa Biennale si vuole proporre «un’esperienza percettiva che aiuti il visitatore a uscire da se stesso creando un percorso che avvolge e imprigiona» e lasciando la mostra, perdendosi nelle labirintiche calli veneziane, il visitatore ha più perplessità che certezze... del resto visitare la Biennale coinvolge a livello intellettuale ma soprattutto percettivo ed emotivo ed è un’esperienza che non può lasciare indifferenti.

Ma è proprio scuotendo le coscienze che l’arte può svolgere una funzione terapeutica: l’arte coinvolge, propone letture della realtà alternative, solleva problemi e pone interrogativi senza risposte e, in questo modo, porta l’osservatore oltre i circuiti automatici di pensiero, nel regno del dubbio, in quello spazio interiore dove perdersi significa ritrovarsi più consapevoli.

Livia Salvi

 

Foto:

Anri Sala - All of a tremble (Encounter I), 2016 © Photo: Andrea Avezzù

Alicja Kwade - WeltenLinie, 2017 © Photo: Italo Rondinella

Ernesto Neto - Um Sagrado Lugar (A Sacred Place), 2017 © Photo: Andrea Avezzù

Irma Blank © Photo: Francesco Galli

 

Mostre in Lombardia e non solo

> Modigliani - Genova - Palazzo Ducale. Fino al 16 luglio 2017.

> LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore - Milano - Museo della Permanente. Fino al 23 luglio 2017.

> L’emozione dei colori nell’arte - Torino - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea & Rivoli (To) - Castello di Rivoli. Fino al 23 luglio 2017.

> Andy Warhol. L’opera moltiplicata - Bergamo - GAMeC. Fino al 30 luglio 2017.

> Istanti di luoghi di Ferdinando Scianna - Milano - Galleria Forma Meravigli. Fino al 30 luglio 2017.

> La terra inquieta - Milano - Triennale. Fino al 20 agosto 2017.

> Brescia Photo Festival: Steve Mc.Curry. Leggere/Magnum’s First/Magnum. La première fois - Brescia - Museo di Santa Giulia. Fino al 3 settembre 2017.

> Toulouse-Lautrec. La Belle Époque - Verona - AMO. Arena Museo Opera. Fino al 3 settembre 2017.

> Titoli impossibili – Milano – Cinema Spazio Oberdan. Fino al 12 settembre 2017

> Mirò! Sogno e colore - Bologna - Palazzo Albergati. Fino al 17 settembre 2017.

> New York New York! La riscoperta dell’America. Artisti italiani negli Stati Uniti (1930-1968) - Milano - Museo del Novecento e Gallerie d’Italia. Fino al 17 settembre 2017.

> La Rinascente 100 anni (1917-2017) – Milano – Palazzo Reale. Fino al 24 settembre 2017

> Vincenzo Agnetti. A cent’anni da adesso – Milano – Palazzo Reale. Fino al 24 settembre 2017

> La Biennale di Venezia. 57. Esposizione Internazionale d’Arte - Venezia - Giardini ed Arsenale. Fino al 26 novembre 2017

 

Luglio 2017

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