Uniacque ha celebrato la Giornata dell’Acqua con la conferenza: «Governare l’acqua, gestire il sistema». Che cosa è emerso e che cosa si deve ancora fare
Uniacque lo scorso 22 marzo, in occasione della Giornata internazionale dell’Acqua, la ricorrenza istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per la promozione, la valorizzazione e la tutela dell’oro blu del pianeta, ha organizzato un convegno presso la Fiera di Bergamo, con numerosi relatori che hanno fatto chiarezza sullo stato della risorsa idrica in città e provincia, apportando ciascuno contributi dal proprio ambito lavorativo. C’erano infatti imprenditori, speleologi, agricoltori, ingegneri, tecnici, tutti accomunati da un solo importantissimo elemento: l’acqua.
Uniacque tra acquedotti e caverne
Ad aprire i lavori è stato il presidente di Uniacque Paolo Franco: «Siamo lieti di celebrare questa importante giornata con un convegno dedicato all’acqua, la risorsa vitale di cui, purtroppo, molto spesso ci rendiamo conto solo quando viene a mancare in doccia». E, dopo aver ricordato che «Uniacque è la società dal 2006 al servizio dei bergamaschi e tra le prime realtà in Italia per efficienza», ha ceduto la parola al primo relatore della mattinata, l’ingegnere Fabio Vavassori, il quale ha presentato al pubblico una panoramica relativa al sistema idropotabile a Bergamo.
Una rete colossale di acquedotti che Uniacque gestisce quotidianamente, senza considerare poi l’altrettanto esteso sistema fognario, di cui non si è parlato perché avrebbe meritato un convegno a parte. La relazione di Vavassori ha dato un’idea delle risorse economiche investite e dei lavoratori dipendenti qualificati che ogni giorno sono chiamati a gestire un sistema fatto di 442 sorgenti e 133 pozzi: le prime contribuiscono per il 63% al volume d’acqua immesso nella rete, mentre i secondi garantiscono il restante 37%.
Tra le priorità dell’azienda figurano: l’impegno a garantire un’erogazione costante; il conseguente investimento nella ricerca di nuove fonti e serbatoi idrici; il contenimento delle perdite di acqua attraverso il rinnovo delle reti obsolete (anche se le perdite sono in riduzione). Dopotutto, per il piano 2018-2022 sono previsti 17 milioni circa di investimenti. Uniacque si impegna dunque molto anche nella ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e a questo si devono le collaborazioni con gruppi di speleologi, come il Gruppo Speleo Sebynica, rappresentato da Maurizio Greppi.
Questi ha raccontato come, nel 2006, si sia costituita l’associazione Progetto Sebino per indagare su un’area carsica – quella del Sebino occidentale misurabile in circa 100 chilometri quadrati – ritenuta ad alto valore potenziale. In effetti, dopo poco tempo, è emerso un importante complesso di grotte, all’interno delle quali scorrono abbondanti fiumi d’acqua, tuttora non del tutto disvelati. Prima di tutto, occorre farne un bilancio idrico, cioè capire quanta acqua scorra al suo interno.
Poi si provvederà anche al tracciamento, per capire in quale fiume o lago si getti l’acqua delle grotte. Per queste operazioni il gruppo degli speleologi del Sebino chiede la preziosa collaborazione di Uniacque, che non farà mancare il proprio supporto anche al Gruppo speleologico Val Seriana Talpe, i cui esperti invece studiano più da vicino un’altra importante fonte di approvvigionamento: la sorgente Nossana. Questa alimenta Bergamo e parte della sua provincia ed è collocata a 474 metri sopra il livello del mare.
Anche per questa fonte si sta valutando di effettuare operazioni di tracciamento dell’acqua, tant’è che gli speleologi lavorano a stretto contatto con un team di geologi dell’Università di Milano. A parlarne è stato lo speleologo Giorgio Tomasi.
L’acqua: tra industria e agricoltura
È seguito l’intervento di Mario Reduzzi, il quale ha elencato i compiti del Consorzio di Bonifica di cui è direttore (bonifica e difesa delle acque, uso irriguo e idroelettrico delle stesse, tutela ambientale e paesaggistica) e l’intervento di Alessandro Loda dell’Arpa, l’ente regionale deputato al monitoraggio dell’ambiente e dei fattori di pressione ambientale. I tecnici dell’Arpa – ha assicurato Loda – effettuano controlli sia sulle acque superficiali sia su quelle sotterranee con l’obiettivo di verificare la presenza di determinate sostanze inquinanti, potendo contare su 56 stazioni a cui se ne aggiungono altre cinque nuove, ma il loro numero andrebbe aumentato.
L’acqua non è però un bene esclusivamente a uso domestico, come ci verrebbe da pensare. Essa rientra anche nei processi produttivi delle industrie. Dunque che cosa fanno le aziende per tutelare la risorsa idrica che quotidianamente impiegano? Per spiegarlo è intervenuta Monica Meloncelli di Confindustria Bergamo, che ha posto l’accento sulla governance della risorsa idrica, cioè sulla sua gestione in ambito lavorativo.
Scopriamo così che in Italia una azienda su 3 prevede una policy proprio per la gestione dell’acqua all’interno del sito produttivo, ma che solo una su 4 si è data degli obiettivi specifici da raggiungere.
Le aziende virtuose, che pure non mancano, solo quelle che contengono gli sprechi, riutilizzano l’acqua già impiegata e investono in tecnologie avanzate in grado di ottimizzare i consumi. Ma se l’industria preleva a livello nazionale il 22,85% dell’acqua disponibile, l’agricoltura ne impiega ben il 70%; Gianfranco Drigo della Coldiretti tiene tuttavia a precisare che tutta quest’acqua non viene sprecata, poiché torna all’ambiente e proprio dai campi questa va ad alimentare le falde acquifere sotterranee per poi rientrare nuovamente nel circolo di irrigazione. Così si evita che l’acqua defluisca verso il mare, dove poi – una volta divenuta salata – non si può più impiegare se non dopo costosi processi di desalinizzazione. Hanno chiuso il convegno gli interventi di Claudio Merati dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo e di Pierangelo Bertocchi.
Merati ha spiegato alla platea di ingegneri presenti in sala un tema che chiaramente compete loro, la costruzione dei bacini di accumulo, invitandoli a valutare sempre attentamente i rischi connessi: costruire dighe è sì a volte necessario e auspicabile, ma la priorità spetta alla sicurezza dei cittadini che abitano a valle di queste infrastrutture. Ce lo ricorda ogni volta una tragedia come quella del Vajont. A Bertocchi, invece, il compito di relazionare sulla pianificazione del servizio idrico integrato.
Il tema dell’acqua è così affascinante e complesso, ha così tante implicazioni, che certamente molto resta da dire e da scoprire. Appuntamento, dunque, alle prossime uscite della rubrica mensile “Acqua di Valore”.
Lorenzo Dell’Onore
Sportello itinerante: Uniacque approda in Val Seriana
Dal 27 marzo 2018 è attivo uno sportello Uniacque a Clusone, in via Sant’Alessandro 74, presso la Comunità montana della Valle Seriana. Lo sportello sarà aperto ogni quarto martedì del mese dalle ore 14.00 alle 16.30. Così Uniacque cerca di offrire un servizio il più possibile vicino ai propri utenti; l’ambizione è difatti quella di aprire presidi anche nelle altre Valli bergamasche.