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In Australia la sostenibilità avanza al limite del possibile

Sydney Opera House

Con cinque anni di anticipo, la Sydney Opera House è stata certificata a emissioni zero

«Mi piace essere al limite del possibile»: questa la filosofia di vita dell'architetto danese Jorn Utzon. Furono la sua sensibilità e il suo ingegno visionario a concepire le iconiche vele del teatro dell'Opera di Sidney. L’elegante, monumentale complesso si erge sulla terra denominata Tubowgule, che significa "dove si incontrano le acque della conoscenza".

Gli indigeni Gadigal la chiamarono così per l'energia magica che si crea dall’incontro dei flussi di acqua dolce e salata. Entrato nel 2007 a far parte dell’Unesco, il teatro dell’Opera di Sydney è dal 2013 oggetto di grandi opere di rinnovamento. Il 24 settembre 2018, con ben cinque anni di anticipo rispetto a quanto programmato, l’Opera House è stata premiata dall’organizzazione Australiana NCOS (National Carbon Offset Standard) per i risultati raggiunti nella riduzione delle emissioni di carbonio.

Sostenibilità innata e in continua crescita

Subito dopo la sua inaugurazione – avvenuta il 20 ottobre 1973 alla presenza della Regina Elisabetta II e trasmessa in diretta Tv – il teatro dell’Opera di Sydney è diventato simbolo dell'Australia moderna e la principale destinazione turistica del paese. Quasi completamente circondata dal mare, l’Opera House si può ammirare nelle sue imponenti e armoniose forme da diverse prospettive.

Di giorno pare una flotta di caravelle pronta a salpare. Di notte, dal mare o dal grande giardino botanico adiacente, il suo profilo frastagliato sorprende sul cielo australiano con inattesi giochi di luce. Così la descrive l'Unesco nel proclamarla patrimonio dell'umanità: “grande opera architettonica del ventesimo secolo che riunisce molteplici filoni di creatività e innovazione sia nella forma architettonica che nella progettazione strutturale”. Basterebbe questo a giustificarne l’interesse mondiale: più di un milione e mezzo di persone frequentano i circa 1.800 spettacoli in programmazione ogni anno, 540.000 sono i turisti che la visitano come fosse un’antica cattedrale.

Ma c’è qualcos’altro che la rende speciale: l'attenzione all'ambiente posta in fase di progettazione dall'architetto Jorn Utzon. Ne sono prova il pionieristico sistema di condizionamento (che utilizza l'acqua di mare come dissipatore di calore) e il rivestimento autopulente delle vele con oltre 1 milione di tessere ceramiche (con facilità esse vengono lavate dall'acqua piovana). Si può dire quindi che l’edificio sia dotato di una sostenibilità innata.

Rinnovare tutto ciò che è possibile

Avviato nel 2013, il progetto Sydney Opera House Renewal, oltre all’apertura di nuove aree, si propone di assicurare che tutti gli spazi del Teatro dell'Opera siano più accoglienti e accessibili, anche alle persone con disabilità.

Il traguardo "carbon neutral" è stato invece raggiunto grazie agli interventi sui consumi energetici, monitorati da un nuovo sistema. I consumi sono stati ridotti sostituendo le lampadine della sala concerti con 355 nuove luci a led altamente efficienti.

Le minori temperature di esercizio hanno inoltre consentito di impegnare meno l’impianto di climatizzazione, riducendo di circa 450 tonnellate l’anidride carbonica immessa ogni anno nell’atmosfera. Al raggiungimento del traguardo ha contribuito anche la gestione dei rifiuti: la quantità del riciclo è passata dal 25% al 60%; i rifiuti organici e i resti alimentari vengono utilizzati per produrre direttamente energia.

Ora che l'obiettivo possibile del carbon neutral è stato raggiunto, si continua per superare il prossimo limite entro il 2023: la riduzione del 20% dei consumi energetici e il recupero dell’85% dei rifiuti. Con l’augurio di riuscire nuovamente ad anticipare il traguardo.

Cristina Cireddu

Dicembre 2018

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