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Come uscire dal carbone secondo uno studio del WWF

Come uscire dal carbone secondo uno studio del WWF

Lo studio commissionato dall’associazione ambientalista dimostra che entro il 2050 l’Italia potrebbe dire addio al carbone e ridurre così emissioni e inquinamento

All’Italia basterebbero otto anni per dire addio al carbone.

Non è un sogno ma l’obbiettivo che l’associazione ambientalista WWF ha messo sotto gli occhi dei cittadini e del governo. Non produrre più energia tramite la combustione del carbone che, bruciando, genera anidride carbonica è fattibile secondo il rapporto dell’Istituto di ricerche di economia e regolazione dell’energia (REF-E), al quale il WWF ha commissionato lo studio proprio mentre il governo discute la versione finale della Strategia Energetica Nazionale.

«Uscire dal carbone» entro il 2025 significherebbe innanzitutto rispettare gli obbiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e accelerare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica chiudendo, per esempio, tutte le centrali a carbone presenti sul territorio italiano. A oggi il carbone garantisce tra il 12 e il 16% dell’elettricità totale ottenuta dal nostro sistema di produzione e allo stesso tempo è responsabile di circa il 40% delle emissioni dell’intero settore elettrico nazionale.

La strategia per «uscire dal carbone»

La strategia suggerita dalla ricerca del REF-E prevede l’aumento dei sistemi di accumulo e delle fonti rinnovabili, un potenziamento delle infrastrutture e della rete energetica mentre non suggerisce nessun incremento della potenza massima erogabile dalle centrali a gas.

Secondo i ricercatori, eliminare il carbone dalle alternative energetiche avrebbe ripercussioni sui prezzi solo sul breve periodo: in pochi anni infatti le spese sarebbero compensate dal taglio del costo per gli approvvigionamenti fossili e per l’acquisto dei diritti d’emissione che la normativa europea utilizza per controllare i gas serra a livello internazionale.

Proprio modificando quest’ultima voce di spesa, a partire dal 2030 il risparmio sarebbe di un miliardo di euro all’anno. Il vantaggio, ovviamente, è anche ambientale: abolendo il carbone, l’inquinamento entro il 2025 calerebbe all’anno di venti tonnellate metriche di diossido di carbonio equivalente (MtCo2) e da qui al 2030 il risparmio economico dell’operazione sarebbe di 2,5 miliardi di euro.

Aggiornamento e sanzioni

Uno scenario di questo genere richiede però un aggiornamento del sistema elettrico e per coprire il fabbisogno lo studio ha calcolato che servirebbero mille megawatt di accumuli ulteriori e fare in modo che parte della domanda venga esaudita tramite servizi di flessibilità energetica.

Per accelerare il passaggio bisognerebbe poi far rispettare l’Emission Performance Standard, il limite sulle emissioni proposto dal Parlamento Europeo alle centrali. Il WWF suggerisce anche l’introduzione del Carbon Floor Price ovvero di una tassa da associare alle emissioni di CO2 come disincentivo.

Manca solo l’Italia

Alla luce di questo quadro e in calce al documento, il WWF chiede al governo di «assumere una decisione netta e concreta, degna di uno dei Paesi fondatori della Ue» anche perché – continua l’associazione – «questo influirà positivamente anche sui Paesi maggiormente dipendenti dal carbone, dalla Germania alla Polonia».

Il Belgio già nel 2016 ha infatti annunciato il suo addio al carbone mentre Francia e Gran Bretagna hanno siglato un piano per abbandonarlo l’una entro il 2022 e l’altra nel 2025. Sullo stesso argomento stanno discutendo Finlandia, Portogallo, Irlanda, Austria, Svezia e Danimarca: sembra arrivato anche per l’Italia il momento d’inserire l’uscita dal carbone nella lista delle cose da fare al più presto.

Ilaria Beretta

Dicembre 2017

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