Intervista a Marco Attisani, ideatore di Watly e speaker di TEDx Bergamo 2016
Chiudete gli occhi e per un attimo immaginate un mondo in cui la mancanza di acqua potabile non è più una piaga che affligge la popolazione di diversi luoghi del nostro pianeta. Ora aprite gli occhi e leggete qui, perché proprio Watly potrebbe rendere quello scenario reale.
Una macchina in grado di depurare qualunque tipo di acqua, dalla più salata alla più contaminata, impiegando il calore del sole: parrebbe fantascienza e invece no, Watly esiste e noi abbiamo intervistato il suo ideatore, Marco Attisani.
Perché Watly? Da dove nasce l’idea?
L’idea nasce da una semplice quanto spiazzante osservazione della realtà che ci circonda: viviamo su un pianeta la cui superficie è coperta per oltre il 70% di acqua, tuttavia, secondo le stime della World Health Organization, 1 miliardo di persone oggi non hanno accesso all’acqua potabile.
Una questione che ha del paradossale: l’acqua non manca; peccato che quell’acqua a disposizione per il 99% non sia potabile. In tanti hanno pensato a come porvi rimedio. Perché allora Watly fa la differenza?
Perché non impiega una tecnologia che richiederebbe una quantità spropositata di idrocarburi, filtri, membrane e tubature, dispendiosa e impattante, come invece altri hanno pensato di fare per desalinizzarla, Watly propone un cambio di paradigma: un modello distribuito e non accentrato, utilizzando una fonte rinnovabile di energia, vale a dire il sole.
Come funziona in breve questa macchina?
Mi piace definire Watly un “computer termodinamico”. Per funzionare combina due tecnologie: la termica solare, ovvero cattura il calore del sole per portare l’acqua oltre la soglia di ebollizione così da attivarne il processo di purificazione; la fotovoltaica, per generare energia elettrica.
Watly infatti non è solo un depuratore d’acqua, ma anche un generatore di energia elettrica -ricordiamo infatti che 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’energia elettrica- e di connessione internet.
Watly in numeri…
40 metri di lunghezza, 15 di larghezza, 15 tonnellate di peso complessivo, per una produzione giornaliera di 5mila litri d’acqua depurata e di energia elettrica sufficiente per ricaricare fino a 20mila telefoni cellulari.
Performance che varia al variare dell’intensità dell’irraggiamento solare, certo, ma queste sono le stime che dal 2013 a oggi sono state elaborate sulla base di test effettuati in Europa e in Ghana.
Cosa significa questo nome?
Watly è un acronimo derivante dalla combinazione di “water” (acqua) e “lively” (viva). Intenzionalmente poi suona in modo simile a Wall-e, il piccolo robot incaricato di ripulire il pianeta terra, protagonista di un lungometraggio della Pixar di qualche anno fa: come Wall-e, anche Watly è una tecnologia “amica”.
Tu e il tuo team come siete arrivati a Watly?
Il nostro è un team internazionale, che oggi ha una sede manageriale nei pressi di Barcellona e una operativa a Talmassons (Udine). Io sono il padre di quest’idea ma è insieme al mio gruppo di lavoro che si sono affrontati sacrifici e avversità per arrivare alla realizzazione del primo prototipo di questa macchina nel 2013.
Da allora la nostra idea è piaciuta e così hanno cominciato ad arrivare i finanziamenti, a partire dai 2 milioni di euro della Commissione Europea (Horizon 2020) per sviluppare il progetto.
Chi si potrà permettere questa macchina?
I nostri acquirenti saranno da una parte le amministrazioni pubbliche dei governi, dall’altra gli investitori privati, grandi corporazioni di acqua, elettricità e telefonia.
Abbiamo in programma prima della fine del 2016 la vendita di 10 macchine sulla base di “pre-order” che vengono da Emirati Arabi, Arabia Saudita, Giordania, Nigeria e Senegal. Dopo la vendita delle prime macchine, il prezzo di Watly potrà scendere a 400 mila euro.
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale di Watly?
Innanzitutto il 75% delle componenti di questa macchina sono riciclabili, le batterie stesse sono fatte esclusivamente di sali e acqua. Quanto agli scarti della depurazione dell’acqua –che potrebbero essere altamente tossici- ci assicureremo che il loro trattamento e smaltimento venga gestito localmente con estrema attenzione.
Per Watly partecipare a TEDx Bergamo significa…?
È senza dubbio una bella occasione, noi di Watly ne stiamo cogliendo tante in giro per il mondo perché la nostra è innanzitutto una missione, vogliamo contagiare le persone: tutto quello che Watly rappresenta è possibile, vale a dire, un nuovo modo di fare società senza distruggere il pianeta è possibile.
Angela Garbelli