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Distretti dell'Economia Sociale e Solidale. Lavori in corso nella bergamasca

Distretti dell'Economia Sociale e Solidale

Sulla scia della proposta di legge regionale, avviata la costruzione di un DESS che riunisca realtà associative ed economiche basate su valori diversi dal solo profitto

Questi mesi di pandemia, di zone rosse e lockdown sono stati un periodo di resilienza e di semina per l'economia sociale e solidale. Come tante altre attività produttive e commerciali, anche chi produce, scambia e opera in modo sostenibile per l'ambiente e con attenzione alle comunità locali sta provando a resistere e innovarsi, sperimentando nuove forme e strumenti. In questo quadro il lavoro del nascente Distretto bergamasco dell’economia sociale e solidale (Dess) si sta concentrando su due direzioni.

Il gruppo di lavoro sulla formazione sta costruendo una lettera aperta per tutte le realtà formative - dalle scuole agli oratori - per coinvolgerle nella definizione di progetti educativi che sappiano mettere al centro la cultura della trasformazione in chiave ecologica verso una società della cura della persona e del pianeta. Il comitato promotore sta invece lavorando sulla stesura dello Statuto del distretto. Il tutto con grande attenzione al dibattito delle reti nazionali che stanno costruendo elaborazioni e proposte attorno ai temi del Recovery fund, del piano Next Generation Eu, della Politica agricola europea e del Green new deal.

Dalla legge regionale ESS al distretto provinciale

Il progetto del Dess di Bergamo nasce nei mesi scorsi dalla volontà di diverse realtà economiche, sociali e culturali di rafforzare e strutturare la loro collaborazione per migliorarne l’efficacia, anticipando ciò che è previsto dall’art. 6 del progetto di legge di iniziativa popolare in discussione presso la Regione.

«Il Dess vuole operare per essere la casa dell’economia sociale e solidale bergamasca, per darle voce, forza e rappresentatività e per aiutare il nostro territorio a premiare la vocazione per un modello di sviluppo economico sostenibile - spiega Matteo Rossi, che insieme a Simonetta Rinaldi e Diego Moratti fa parte della segreteria organizzativa -. Ci proponiamo di farlo partendo dalla valorizzazione di ciò che esiste, delle competenze di ciascuno, promuovendo un clima collaborativo e stimolando una forte elaborazione culturale e propositiva volta al cambiamento concreto della realtà socio-economica del nostro territorio.

Il Dess si pone l’obiettivo di essere strumento e contenitore capace di operare per il consolidamento e lo sviluppo di reti di cooperazione e per il coordinamento tra soggetti attivi nell’ambito dell’economia sociale e solidale, nonché il rafforzamento delle relazioni e delle collaborazioni tra esse e i luoghi dell’educazione delle nuove generazioni». E proprio alle nuove generazioni è dedicato il lavoro dell’area formazione coordinata da Marco Vanoli. «Ciò su cui stiamo lavorando non è la costruzione di un catalogo che aggreghi semplicemente le varie proposte formative dei partecipanti al DESS, ma un sistema di progettazione della formazione capace di proporre un’idea organica dell’Economia Sociale e Solidale integrando i messaggi che ogni realtà con la sua esperienza e le sue specificità è in grado di promuovere. Pensiamo a un modello dinamico che permetta ai docenti, alle scuole e al territorio di approfondire specifici temi ambientali, sociali ed economici fra loro interconnessi e costruire così con l’aiuto del DESS percorsi personalizzati per gli studenti e per le nuove generazioni».

«Come Biodistretto – aggiunge Marco Zanchi, presidente del Biodistretto dell’agricoltura sociale e biologica, capofila dei 17 realtà partner del progetto – abbiamo visto con favore la nascita del Dess, grazie al quale le realtà dell’Economia sociale e solidale potranno strutturarsi oltre la filiera agroalimentare, che per prima è stata capace di coordinarsi con la creazione di un’associazione che riunisce l’agricoltura biologica con l’inclusione sociale».

Una risposta nuova a una questione annosa

Quella del Dess è una nuova sfida per le organizzazioni che operano per un nuovo modello di sviluppo. La genesi del movimento si articola infatti lungo almeno tre filoni. Il primo coincide con il ceppo solido e di lunga durata delle economie e delle organizzazioni sociali e cooperativistiche radicate soprattutto nel solidarismo cattolico e mutualismo laico, ovvero il bacino del Terzo Settore rappresentato dalla cooperazione sociale e dall’evoluzione di quest’ultima in direzione dell’apertura di pratiche produttive in campo agricolo (ma non solo), con particolare attenzione al biologico.

La seconda ondata partecipativa, che avvia la nascita di organismi e pratiche solidali, è rappresentata dalla breve ma intensa stagione dei movimenti per una globalizzazione alternativa e un’economia “altra”, con la nascita e diffusione dei Gruppi di Acquisto Solidale nei primi anni 2000 e l’impegno nelle pratiche di consumo critico e consapevole. Già negli anni ’90 si era inoltre sviluppato il Commercio Equo e Solidale, articolato nella rete delle Botteghe e diffuso in Italia e nel mondo.

A valle dello sviluppo di queste prime esperienze si ha però in una terza fase, collocabile nella bergamasca a cavallo dello scoppio della crisi globale tra 2007 e 2011, durante la quale si costituisce la rete di Cittadinanza Sostenibile, il principale contenitore che tenta di coordinare l’arcipelago di organizzazioni e gruppi, affiancato poi a partire dal 2016 dalla costituzione del Biodistretto dell’Agricoltura Sociale bergamasca. Un arcipelago di pratiche sociali, orientamenti collettivi che potremmo definire di civismo impegnato e intrecciato con la crescente cultura della sostenibilità.

Il DESS di Bergamo Un salto di qualità

La necessità di un luogo come il Dess è stata più volte esplicitata dai protagonisti dell’economia sociale e solidale bergamasca, soprattutto in un periodo come quello in cui stiamo vivendo, che ha aumentato la consapevolezza della necessità di un diverso modello di sviluppo. Le molteplici crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni hanno infatti generato mutazioni traumatiche che hanno attraversato in profondità i sistemi territoriali: la crescente disoccupazione, l’insicurezza sociale, la polarizzazione estrema dei redditi delle famiglie, hanno deteriorato le relazioni economiche, sociali e culturali.

Queste crisi, se da un lato hanno portato sotto gli occhi di tutti i rischi di un’economia iper-finanziarizzata e indifferente ai valori diversi dal profitto, dall’altra hanno messo in luce la resilienza e le potenzialità di alcuni modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio basati, anziché sul profitto (o sul solo profitto), su modalità di produzione e distribuzione ambientalmente e socialmente sostenibili, che hanno dato visibilità ai piccoli produttori, hanno messo la solidarietà al centro dei processi economici, hanno restituito centralità alla persona e alla partecipazione sociale in stretta relazione con il territorio. Il Dess si colloca proprio all’interno di questo percorso, perché chi non si rassegna al declino e all’ingiustizia economica e sociale ma sceglie di sperimentare altre strade potrà trovare una casa comune dove costruire cultura della sostenibilità, condividere buone pratiche e sviluppare progettualità territoriali.

Il percorso del Dess è aperto. Nei mesi di marzo, aprile e maggio si terranno diversi incontri per raccontare il progetto e costruire nuove sinergie. Potranno farne parte diverse tipologie di realtà, da associazioni a imprese, da enti locali a famiglie e gas, da produttori a cooperative che operino in funzione di un modello di sviluppo economico migliore, più equilibrato, a tutela dell’ambiente e delle persone. 

Per informazioni è al momento attiva una mail di segreteria: dess.bergamo@gmail.com

Simonetta Rinaldi

Febbraio 2021

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