Di due respiri che facciamo, uno lo dobbiamo al mare
8 giugno: giornata mondiale degli oceani
Ovunque noi siamo è importante che sappiamo che la nostra esistenza è legata al mare: esso produce, infatti, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e, grazie ai suoi delicati e fondamentali ecosistemi, assorbe circa 1/3 della CO2 in eccesso presente in atmosfera. Il mare è anche il nostro più grande alleato nella regolazione del clima e, non di minor importanza, è una fonte di sostentamento diretto per circa metà della popolazione mondiale che da esso dipende (soprattutto i paesi in via di sviluppo a sud del mondo). Il mare è la linfa vitale del pianeta e purtroppo ad oggi il suo stato di salute è gravemente compromesso a causa di inquinamento e di tutte le sue conseguenze come innalzamento della temperatura, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità. E’ essenziale attivarci per proteggerlo, sapendo che, ovunque noi siamo, abbiamo un impatto sul mare: possiamo scegliere di avere un impatto positivo.
Blue Carbon: come gli ecosistemi marini assorbono la CO2 in eccesso
Imparare a conoscere il mare e le sue meraviglie è il primo passo per amarlo e attivarsi per proteggerlo. Con il termine Blue Carbon si fa riferimento al carbonio sequestrato dall’atmosfera sotto forma di CO2 ad opera degli ecosistemi marini e costieri, che riducono la quantità di anidride carbonica in eccesso presente nell’atmosfera. Alcune specie di alghe e piante acquatiche sono 6 volte più efficienti delle foreste terrestri nell’assorbire la CO2 in eccesso: eppure stiamo perdendo questi ecosistemi costieri ad un ritmo doppio rispetto agli equivalenti terrestri. Facciamo un passo indietro: in natura il mantenimento dei livelli di CO2 è regolato da organismi vegetali e dagli oceani i quali, tuttavia, faticano sempre di più a smaltire le eccessive quantità di questo gas prodotte dall’uomo: oggi il Pianeta riesce ad assorbirne solo il 67%. Parte della CO2 si scioglie nelle acque grazie alla differenza di concentrazioni di questo gas (maggiore in atmosfera, minore nel mare) e numerosi organismi marini sono in grado di sequestrarla.
Le mangrovie
Piante tropicali adattate alla vita in acqua salata, formano foreste che assorbono enormi quantitativi di CO2, circa 4 volte di più rispetto a qualsiasi altra pianta. Le praterie di fanerogame marine, ovvero piante marine, come la Posidonia oceanica, compiendo la fotosintesi sono in grado di sottrarre dall’atmosfera fino a 83.000 tonnellate di carbonio per km2, contro le 30.000 tonnellate di un bosco terrestre. Questa pianta marina, endemica del Mar Mediterraneo, svolge inoltre un ruolo chiave nella salvaguardia della biodiversità, poiché è un vero e proprio asilo per i piccoli di numerose specie.
Il Coralligeno e le scogliere coralline
I coralli e tutti gli organismi biocostruttori delle scogliere coralline, sequestrano enormi quantitativi di carbonio. La loro crescita si basa sulla stabilità delle condizioni chimiche dell’acqua per costruire i gusci a base di calcio, ma l’acidificazione delle acque rende difficile la crescita di questi organismi con grande perdita di queste specie e, dunque, della capacità dell’oceano di assorbire carbonio.
Le zone umide
Rappresentano i pozzi di assorbimento del carbonio più efficaci sulla Terra. Coprono solo il 3% della superficie terrestre eppure assorbono fino al 30% del carbonio. Se prosciugate o bruciate per far spazio all’agricoltura intensiva, queste zone rilasciano in atmosfera tutta la CO2 immagazzinata nei secoli: le emissioni di CO2 delle torbiere prosciugate, infatti, equivalgono al 10% delle emissioni annue di combustibili fossili.
Il fitoplancton
Si tratta di un insieme di microscopici organismi vegetali presenti alla base della catena alimentare nelle acque di tutto il mondo, sia dolci che salate. Questi organismi catturano ogni anno circa 37 miliardi di tonnellate di CO2, circa il 40% del totale prodotto a livello globale.
Le balene
Una balena assorbe nell’arco della sua vita, in media, 33 tonnellate di CO2, contro i 50 kg immagazzinati annualmente da un albero. Quando il cetaceo muore e si inabissa, trascina con sé la CO2 assorbita fino in fondo all’oceano, dove rimarrà per secoli. L’importanza delle balene nella regolazione del clima, inoltre, risiede nelle loro feci, ricche di ferro e azoto, utili a fertilizzare il fitoplancton, favorendone la crescita. Il volume del fitoplancton nel corso del XX secolo ha subito un drastico declino a causa dell’aumento delle temperature, ancora più accentuato laddove le balene sono state maggiormente cacciate. La stupefacente quantità di CO2 sequestrata dal plancton è paragonabile, secondo alcune ricerche, a quella di 4 foreste amazzoniche ed è 70 volte superiore a quella assorbita dalle colossali sequoie dei parchi statunitensi. Attualmente nei mari nuotano circa 1,3 milioni di balene, ma prima che venissero cacciate massicciamente erano circa 4-5 milioni. Se venissero ripristinate le popolazioni di cetacei, aumenterebbe significativamente il volume di fitoplancton e, di conseguenza, la quantità di carbonio catturato. Anche un aumento di solo l’1% del fitoplancton implicherebbe il sequestro di centinaia di milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente alla comparsa improvvisa di due miliardi di alberi maturi sulla terra.
Carbon Sink
L’importanza dei fondali marini Carbon sink è l’azione svolta dagli ecosistemi che, fungendo da spugne, trattengono il carbonio organico (quello che costituisce gli organismi viventi) ed inorganico (CO2). Senza questo servizio la temperatura globale sarebbe tale da non permettere la nostra sopravvivenza: è essenziale preservare questi ecosistemi, istituendo aree protette. Purtroppo, però, tali ecosistemi sono stati trascurati e danneggiati nel corso del tempo, basti pensare alla diffusa pratica della pesca a strascico e la conseguente distruzione dei fondali marini, i più grandi carbon sink al mondo. La pesca a strascico, distruggendo i fondali, causa il rilascio della CO2 immagazzinata: un recente studio ha stimato che, in termini di CO2, l’impatto della pesca a strascico è pari a quello dei trasporti aerei. Con questo diffuso metodo di pesca, infatti, le imbarcazioni trascinano enormi reti (talmente grandi da poter contenere una dozzina di Jet 747) sui fondali, distruggendoli e, allo stesso tempo, risollevando tutto il sedimento del fondale marino e, di conseguenza, enormi quantità di carbonio. Questa azione contribuisce ad aumentare l’acidificazione dell’acqua e, soprattutto, riduce la biodiversità e la produttività del mare.
8 giugno: giornata degli oceani e Festivalmar
L’8 giugno si celebra la giornata mondiale degli oceani, per ricordare a tutte le persone l’importanza e la necessità di salvaguardarli e proteggere i loro ecosistemi e sensibilizzare quanto più possibile ai modi in cui è possibile attivarsi. In questo contesto, Worldrise Onlus, nell’ambito della Campagna 30x30 Italia, ha lanciato a Milano l’8 il 9 e il 10 giugno Festivalmar, per celebrare il mare in città. Si tratta di tre giorni tra arte, scienza e cultura per coinvolgere tutti con un mare di attività. L’accesso è gratuito!
E’ possibile scoprire il programma integrale del festival sul sito: www.worldrise.org