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Il ritorno del lino, tra eccellenza locale e legame con il territorio

Il ritorno del lino, tra eccellenza locale e legame con il territorio

Il campo di lino del Linificio e Canapificio Nazionale (BG) riporta nella penisola una coltivazione sostenibile che era andata perduta

Bellezza, eccellenza e tradizione, ma anche sostenibilità ambientale, sociale ed innovazione: è una storia lunga e radicata, quella del lino nella bergamasca. Una storia che ora è tornata a permeare il territorio, riportando in auge la lunga tradizione italiana della coltivazione liniera che era andata perduta: dopo oltre sessant'anni di assenza, in Italia è ripartita la coltivazione del lino, grazie al progetto e al lavoro del Linificio e Canapificio Nazionale (Marzotto Group) di Villa d'Almè, che sui terreni di Astino, nella Valle della Biodiversità, ha riavviato la produzione e ha ridato slancio a un'eccellenza tutta italiana, all'insegna del principio “il territorio per l'azienda, e l'azienda per il territorio”.

In termini ambientali, produttivi e sociali. «L'azienda è nata e cresciuta mantenendo strettissimi rapporti con il territorio», spiega Pierluigi Fusco Girard, amministratore delegato. Il Linificio e Canapificio Nazionale fondato nel 1873 a Villa d'Almè da Andrea Ponti, diventando ben presto un centro di eccellenza riconosciuto sia per il volume delle produzioni che per l'alta qualità dei filati: oggi si configura come l'azienda liniera più importante d'Europa e tra le più significative al mondo, al punto da ricevere lo scorso novembre un premio tra le 100 eccellenze italiane. Accanto alla produzione di tessiture e di finissaggi di fattura pregiata, l'azienda ha creato anche un importante centro di ricerca e sviluppo dedicato all'innovazione liniera, attivo sia sul fronte del prodotto filo sia su quello dei macchinari necessari alla sua lavorazione. 

Tradizione, sostenibilità, rete 

«Riavviare la coltivazione del lino italiano all'interno di una cornice suggestiva come quella della Valle di Astino – continua Fusco Girard – per noi ha significato ricordare la straordinaria tradizione bergamasca della coltivazione di questa fibra resistente, ecologica, sostenibile e bellissima, soprattutto nel momento della fioritura. Uno spettacolo che in Italia non si vedeva da oltre sessant'anni». 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, la fiorente produzione liniera italiana ha subito un arresto (a differenza di quanto avvenuto, ad esempio, in Francia, dove il business è stato mantenuto), le coltivazioni di lino hanno lasciato spazio ad altre colture e qui sono rimaste solo le aziende di trasformazione, che però lavoravano su materiale proveniente dall'estero. Obiettivo del nuovo campo di lino ad Astino, dunque, è anche quello di valorizzare una filiera di alto livello totalmente made in Italy, nel quale le eccellenze industriali bergamasche si intreccino con la tutela dell'ambiente e della tradizione locale. 

La coltivazione è ripresa nell'aprile 2019, con la semina di due ettari all'interno dell'area agricola di Astino: i 100 chili di fibra di lino ottenuti dal campo sono stati filati a Villa d'Almè nello storico stabilimento dell'azienda, e poi ceduti in esclusiva ad altre aziende leader del settore come Albini Group e Martinelli Ginetto, per la produzione di filato e tessuti a chilometro zero e altamente sostenibili.

Fibra naturale utilizzata fin dall'antichità, il lino è anche una delle fibre più ecologiche esistenti: la pianta non necessita di alcuna irrigazione in fase di coltivazione (è sufficiente l'acqua piovana), arricchisce il terreno, assorbe CO2, rilascia ossigeno nell'atmosfera e non produce scarti, in quanto tutti i residui – sia della fase agricola che di quella produttiva – possono essere riutilizzati con l'economia circolare, ad esempio per la realizzazione di carta. «E non dimentichiamoci l'importanza del network territoriale – specifica Fusco Girard –. Il campo di lino, per quanto di estensione ancora simbolica, si è fatto promotore di un processo di rete tra associazioni, privati, aziende e società civile che a vario titolo hanno dato il loro contributo».

Tra queste collaborazioni, quella emersa con Cooperativa Ruah, Accademia Carrara e Ass. per le Arti Il Cavaliere Giallo. L’ultimo appuntamento del 2019 con finalità sociali si tiene il 14 dicembre all’Accademia Carrara con la banditura di 26 opere della pinacoteca riprodotte su pregiate tele di Lino. I fondi verranno devoluti al progetto Terra tra le mani, per supportare l’imprenditoria femminile in Senegal.

Erica Balduzzi

Dicembre 2019

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