Scame Parre (Bg): «A casa e al lavoro il 95% delle ricariche». Opportunità, normative e scenari di un settore in forte crescita
Il percorso verso la mobilità elettrica parte da casa, perché è a casa o sul posto di lavoro che l'auto resta ferma più a lungo.
A patto però che ciò avvenga in sicurezza, nel rispetto delle normative e utilizzando le apposite stazioni di ricarica, strutturate ad hoc e compatibili con gli impianti domestici. È proprio sull'implementazione delle infrastrutture di ricarica private che si giocherà la vera capacità di costruire un futuro a misura di e-mobility: un punto su cui Scame Parre – azienda bergamasca leader nella produzione di materiale elettrico e di sistemi per impianti destinati al settore civile, terziario e industriale – sta facendo convergere il suo know how decennale in termini di mobilità sostenibile.
Secondo un recente studio di “Transport & Environment”, infatti, la ricarica dei veicoli elettrici avviene nel 95% dei casi a casa o sul luogo di lavoro: « Il momento migliore per caricare l’auto è quando la stessa è ferma e secondo molte statistiche questo avviene per circa 22/23 ore al giorno - spiega Omar Imberti, responsabile marketing per la Business Unit E-Mobility di Scame -. Sfruttare questi momenti per caricarla permette anche di risparmiare tempo, in quanto non sarà più necessario fermarsi al “distributore” se non in caso di lunghi viaggi. Oggigiorno, dire che non si opta per la macchina elettrica perché non ci sono le infrastrutture è fuorviante».
Presa domestica e questioni condominiali
Da dove partire quindi? In primo luogo, informando con chiarezza e precisione su tutti gli aspetti – energetici, economici, infrastrutturali – legati all'istallazione e alla gestione di un impianto di ricarica.
La ricarica dell'auto elettrica si divide infatti in due grandi categorie: da un lato la cosiddetta ricarica “fast” in modo 4, che prevede potenze molto alte e tempi di ricarica decisamente più veloci; dall'altro la ricarica standard in modo 3, detta anche a corrente alternata, che avviene proprio nei momenti in cui l'auto è ferma più a lungo e che chiede una potenza variabile tra i 3 e i 22kW.
In questo secondo caso le tempistiche non sono rapidissime, ma sono compatibili con una ricarica di tipo domestico e sfruttano i (lunghi) tempi di stop, come ad esempio le ore notturne. Ed è proprio questo il principale dubbio dei “non addetti ai lavori” incuriositi dalla mobilità elettrica: è possibile caricare la e-car da una comune presa elettrica?
La risposta è sì, ma con le dovute precauzioni e considerazioni; se da un lato infatti la normativa non lo esclude a priori, dall'altro bisogna considerare il fatto che le normali prese di corrente domestica non sono progettate per resistere a potenze elevate per molte ore consecutive e che, soprattutto, la ricarica avviene spesso in luoghi e orari non presidiati: come garantire la sicurezza dello stabile in caso di malfunzionamento?
Semplice: utilizzando un’apposita stazione di ricarica, una wall box conforme alle normative nazionali (che variano da stato a stato), calibrata sulle esigenze del cliente e – possibilmente – implementata con un sistema di power management (che modula la carica in funzione della potenza disponibile, evitando i blackout domestici).
In tal modo non è necessario dotarsi di un contatore aggiuntivo o aumentare il contratto di fornitura elettrica, potendo collegare invece l'impianto alla rete domestica. «La stazione di ricarica deve però essere installata da un professionista adeguatamente preparato, e che rilasci un certificato di conformità dell’impianto elettrico». Un'altra delle questioni connesse alla ricarica domestica dell'auto elettrica è poi quella che concerne l'aspetto condominiale: molti si chiedono se vi siano vincoli o restrizioni in merito all'installazione dell'impianto di ricarica all'interno dell'area condominiale.
La risposta è no: secondo la delibera ARG 036-110 dell'AEEG, infatti, il condominio non può impedire la realizzazione di una linea aggiuntiva dedicata alla ricarica di veicoli elettrici; il carico della spesa sarà ripartito tra i condomini o interamente a carico dell'utilizzatore, a seconda di quanto deliberato in assemblea condominiale.
In caso invece di impianto già esistente, ci si potrà dotare di una stazione di ricarica con energy meter, per verificare accessi e utilizzi aggiuntivi.
Uno sguardo al futuro
L'attenzione di Scame al tema della mobilità elettrica è iniziata già negli anni Novanta, quanto l'azienda ha sviluppato Scame E-Mobility e creato poi nel 2017 una divisione interna apposita per il potenziamento di sistemi di ricarica intelligenti, la ricerca di soluzioni efficienti e mirate e la creazione di soluzioni integrate, personalizzate e flessibili. Oggi l'azienda si sta muovendo sempre di più verso l'integrazione tra mobilità elettrica e fotovoltaico, sperimentando tecnologie come il V2H (Vehicle to home) per utilizzare il veicolo elettrico come un accumulatore - in grado cioè di restituire energia e non solo di consumarla – e potenziando soluzioni di ricarica wall box con sistemi di power management che permettono l'integrazione con impianti domestici fino a 6kW. «Crediamo in un’idea di mondo a misura d’uomo – spiegano in azienda – e vediamo nella mobilità sostenibile un mezzo per realizzarla, tramite il rispetto per l’ambiente». Dal 1999 a oggi, Scame ha venduto nel mondo quasi 10 mila stazioni di ricarica e 600 mila componenti per la ricarica dei veicoli elettrici.