La situazione lombarda non fa eccezione: crisi agricola, energetica e turistica. A Lecco pulizia straordinaria in seguito all’emersione dei rifiuti
L’estate 2022 sarà quasi certamente ricordata per la terribile siccità, frutto di quella che potrebbe essere definita una “tempesta perfetta” con buona parte del continente europeo colpito da un inverno caldo e povero di precipitazioni nevose seguito da una lunga estate torrida. È il manifestarsi concreto dei sintomi del riscaldamento globale, con il conseguente cambiamento climatico che altera i fragili meccanismi del pianeta.
Per capire la gravità della siccità basti pensare che la Commissione Europea ha comunicato in agosto che il 64% del territorio comunitario è in stato di allerta o di allarme per le conseguenze della carenza d’acqua.
Produzione di energia e agricoltura sono i settori che in questa situazione si trovano ad avere maggiori problemi: le centrali idroelettriche non riescono a mantenere i livelli dei loro invasi e quelle termiche non hanno acqua per i loro processi di raffreddamento.
Ancora più semplice il nesso tra carenza idrica, caldo eccezionale e danni agricoli.
In tal senso il Centro Comune di Ricerca, altro organismo comunitario, ha stimato rese in calo per tre tipiche colture estive rispetto alla media degli ultimi 5 anni, con un meno 16% per il mais, 15% per la soia e 12% per il girasole. Cali produttivi così evidenti potrebbero causare delle crisi alimentari se in futuro si dovessero presentare con ciclicità ricorrenti. Il tutto si inserisce nell’incertezza globale causata dalla guerra in Ucraina che intacca i flussi alimentari globali oltre alle forniture energetiche da fonti fossili.
Fin dall’inverno
In questo quadro d’insieme, a livello italiano, l’area più interessata dagli effetti della calura e degli sconvolgimenti idrici è stata quella del bacino del Po, che copre buona parte delle regioni settentrionali. Forse, con la bella stagione che si avvia verso il termine e il lungo periodo estivo in cui i media hanno abbondantemente trattato questo argomento, non è facile ricordare che già a inizio anno la situazione era molto compromessa. Infatti, l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po utilizzava, sin dal suo bollettino periodico di febbraio, il termine siccità, definendo quella già in atto come “la più grave degli ultimi 30 anni”, con livelli di piovosità simili a “quelli dei mesi estivi”.
A tal proposito è opportuno non farsi ingannare dalle forti precipitazioni temporalesche o da quelle che vengono impropriamente chiamate bombe d’acqua, che nella seconda metà d’agosto hanno interessato il nord Italia.
Sempre l’Autorità di Bacino del Po certifica il 24 agosto che lo stato di severità idrica rimane “alta” con “riduzione dei deflussi nelle sezioni principali del Po”. In sintesi, non possono bastare poche precipitazioni per quanto violente a colmare un deficit di così lungo periodo. Inoltre, le forti piogge cadendo su un terreno molto secco faticano ad andare oltre gli strati superficiali del suolo causando potenzialmente anche problemi di inondazione.
La speranza, da augurarsi non utopica, è quella che arrivi un autunno piovoso con fenomeni costanti e possibilmente non oltre la media intensità.
Sfortunatamente, il cambiamento climatico è una realtà odierna e per combatterlo in modo non superficiale è necessario ridurre le emissioni dei gas clima alteranti e mettere in atto le dovute operazioni di adattamento a fenomeni sempre più estremi.
Ridurre consumi e sprechi
Anzitutto nel prossimo futuro per contrastare la siccità vanno ridotti i consumi e soprattutto gli inutili sprechi. L’Istat certifica a marzo 2022 che circa un terzo dell’acqua immessa in rete di distribuzione va perduta. La sostenibilità e la qualità della vita dipenderanno anche da come e quanto velocemente si deciderà di porre rimedio a queste storture.
Il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) approvato dall’Italia nel 2021 per rilanciare l'economia dopo la pandemia da Covid-19 e parte del programma dell'Unione europea Next Generation EU, potrebbe essere un primo fattore per invertire la tendenza e aumentare l’attenzione nella tutela della risorsa idrica. Lo stanziamento economico sarà di circa 4,3 miliardi e riguarderà non solo l’efficientamento della rete ma anche la depurazione delle acque di scarico e il monitoraggio digitale delle infrastrutture di distribuzione.
Nel mese di giugno il governo nazionale ha inoltre riconosciuto lo stato d'emergenza per siccità in diverse regioni italiane, permettendo di poter fronteggiare meglio la gestione delle risorse idriche.
In particolare, in Lombardia, una delle regioni più gravate dal deficit idrico, il tema della scarsità d’acqua ha anche un risvolto relativamente secondario ma comunque importante, quello del turismo.
Abbassamento laghi prealpini
La regione ospita, in parte o per intero, alcuni dei laghi italiani più importanti per cui il fenomeno della siccità ha portato al drastico abbassamento delle acque. A fare le spese della scarsità di piogge “sono stati in primo luogo i laghi prealpini, che funzionano da enorme serbatoio il cui rilascio è gestito dagli enti regolatori che manovrano le dighe degli emissari modulando la portata dei grandi fiumi (Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio) per rispondere ai fabbisogni dei grandi utilizzatori idrici, e in particolare dei consorzi irrigui – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. La situazione è critica per il Verbano, il cui livello è ormai sotto lo zero idrometrico e sta riducendo i rilasci di portata, ed anche per il Lario, in cui il livello sta scendendo al ritmo di 7 cm al giorno: se non pioverà a lungo, per il lago di Como il limite minimo di regolazione sarà raggiunto in poche settimane, davvero troppo poco per i fabbisogni delle grandi aree di pianura che dipendono dai canali che pescano dall’Adda".
La carenza di acqua ha visto un riscontro anche nel report di Goletta dei laghi, indagine svolta ogni estate dall’associazione ambientalista sullo stato delle acque nei grandi laghi italiani. In alcuni punti individuati dai monitoraggi, nel Lario è stata infatti individuata una concentrazione più elevata di batteri fecali, chiaro segno di una mancata depurazione dei reflui urbani.
Emersione dei rifiuti
Paradossalmente l’abbassamento delle acque ha anche avuto un triste risvolto positivo come il riaffiorare di rifiuti normalmente sommersi dalle acque, sepolti nelle profondità del lago di Como.
A fine luglio l’assessorato all’Ambiente del Comune di Lecco ha colto l’occasione per disporre delle operazioni di pulizia straordinaria, svolta da Silea, società che gestisce i servizi di raccolta rifiuti e igiene urbana di tutta la provincia.
Nel corso della giornata 27 luglio sono stati infatti effettuati gli interventi straordinari di pulizia delle sponde lacuali nei Comuni di Lecco e di Pescate a seguito del significativo quantitativo di rifiuti emersi. La squadra di operatori di Silea ha permesso di raccogliere più di 50 sacchi di materiale, esclusivamente a mano per scongiurare il rischio di disturbare la fauna presente. Diverse le tipologie di rifiuti rinvenute nella sponda lecchese in zona Bione, tra cui spiccavano pneumatici abbandonati, rottami metallici, bottiglie e damigiane in vetro, teli plastici, batterie di auto e i resti di una vecchia barca in legno. Pur essendo straordinaria la situazione che ha reso possibile questa e altre pulizie svolte da cittadini e associazioni del lecchese, resta l’augurio che a diventare ordinaria possa essere la cura eccezionale dimostrata nei confronti di “quel ramo del lago di Como”.
Selene Mosti