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Sviluppo e tutela del territorio. Per Uniacque un binomio possibile

Sviluppo e tutela del territorio. Per Uniacque un binomio possibile

Durante il convegno Water Seminar 2 presentate alcune ricerche che dimostrano il positivo impatto territoriale ed economico degli investimenti nel servizio idrico

Mercoledì 18 settembre nella prestigiosa sala Piatti in Città Alta (Bg) si è svolto il convegno organizzato da Uniacque “Water Seminar 2”, inserito all’interno della manifestazione “I Maestri del Paesaggio”. Un appuntamento che, dopo l'apprezzamento della prima edizione dello scorso anno, si è ripetuto anche nel 2019, con l’intento di approfondire alcuni dei molti aspetti toccati dall’attività di Uniacque e più in generale dalla gestione di una risorsa come l’acqua, simbolo di biodiversità ma anche di paesaggio, architettura e impatto urbano ed economico. 

Proprio il coniugare sviluppo e tutela del territorio è stato il focus della mattinata di lavori che ha visto alternarsi esperti del settore: dopo l’apertura da parte di Pietro Foroni, assessore al Territorio e Protezione Civile della Regione Lombardia - che ha ricordato il crescente numero di eventi calamitosi sul nostro territorio, da collegare al fenomeno dei cambiamenti climatici - la parola è passata a Paolo Franco, presidente di Uniacque e consigliere regionale, che ha ringraziato dell’attenzione di Regione Lombardia per l’acqua pubblica e ha mostrato come molta dell’attività della società Uniacque vada nella direzione degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, ma al contempo sia un investimento e un generatore di valore ambientale, sociale ed economico nella comunità.

Sono ben infatti 34,2 milioni di euro i benefici netti generati, secondo uno studio approfondito nel dettaglio e presentato dal dott. Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. Attraverso un’analisi di costi-benefici, la società di ricerca ha valutato l’incidenza di un campione significativo delle opere di Uniacque sul suo territorio: a fronte di costi totali per 58,6 milioni di euro e benefici pari a 92,7 milioni, si ottiene un saldo netto positivo di 34,2 milioni di euro, con benefici diretti riguardanti sia il risparmio di sanzioni legate a vincoli europei sia alla maggiore occupazione nelle aree oggetto di intervento sia ancora di un minore rilascio di inquinanti nelle acque con benefici ambientali generali e un miglioramento della qualità dell’acqua e del territorio. In sintesi, conclude Carta, per ogni euro investito da Uniacque in infrastrutture di depurazione e collettamento, si generano quasi 2 euro di benefici per la collettività.

Investimenti idrici: una risorsa per il territorio 

Da questa analisi specifica è ripartita la relazione successiva, a cura del dott. Samir Traini, vicedirettore del laboratorio REF Ricerche, che - allargando lo sguardo – ha segnalato come gli investimenti nelle infrastrutture idriche, oltre a essere doverosi per migliorare la qualità del servizio che in alcune aree d’Italia lascia molto a desiderare, d'altro canto possono divenire una “risorsa” e un volano in termini occupazionali ed economici. Il riferimento è l’Europa, che vede una media di investimenti di 94 euro per abitante per anno a fronte di 40 euro per il Belpaese. Dato da affiancare al livello delle tariffe, pari a 3,61 euro per metro cubo in Europa e pria 2,15 euro in Italia. Con il problema correlato che un innalzamento del rapporto tra tariffa e investimenti in Italia verrebbe percepito erroneamente come un semplice aumento della tassazione. 

Proseguendo negli interventi, il presidente di Como Acqua, ing. Enrico Pezzoli, ha mostrato l’esperienza della vicina area di Como, che abbraccia 148 comuni e dà lavoro a 200 dipendenti: oltre all’attenzione alla relazione tra qualità, ambiente ed energie rinnovabili, sono stati presentati alcuni esempi di innovazione, in particolare nel campo della fitodepurazione, un sistema di trattamento delle acque reflue progettato per riprodurre artificialmente i processi naturali auto-depurativi, presenti negli ambienti umidi.

Vantaggi di questo processo sono i bassi costi di esercizio e di manutenzione, un miglioramento del flusso e dell’effetto idraulico e migliori capacità di integrazione con l’ambiente esterno. Impianti di questo tipo si trovano a Carimate (con un volume di circa 5 milioni di metri cubi all’anno) e di Merone, sempre nel comasco.

Imperniata sull’architettura del paesaggio è stata invece la presentazione dell’arch. Gioia Gibelli, che ha sottolineato come il consumo di acqua nel mondo raddoppi ogni 20 anni, due volte più veloce della crescita della popolazione. Inoltre la tendenza in atto porterà la popolazione mondiale a concentrarsi sempre di più nelle zone ricche di acqua dolce, oltre a intensificare le differenze tra territori a causa della deriva climatica in corso.

Tutto questo comporta un aumento della vulnerabilità del territorio e una conseguente necessaria attenzione all’impatto della impermeabilizzazione dei suoli (urbanizzati) sul ciclo idrologico. Molte città si stanno attrezzando, inserendo nella propria pianificazione una gestione intelligente delle acque urbane e meteoriche. Infine è toccato al prof. Gianmaria Martini dell’Università di Bergamo, coadiuvato dall’avvocato Andrea Dilascio, presentare l’avvio di un progetto di ricerca riguardante il ciclo vita degli investimenti infrastrutturali nell’idrico, puntando sul rapporto tra regolazione tariffaria, qualità tecnica e tutela ambientale attivato dall’Università di Bergamo in collaborazione con Uniacque Spa. Terminata la mattinata, i numerosi partecipanti hanno potuto seguire nel pomeriggio una visita guidata alle installazioni verdi di Piazza Vecchia e di Città Alta, proposte nell’ambito de “I Maestri del Paesaggio”.

Ottobre 2019

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