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Cecco del Caravaggio, l’Allievo Modello

In mostra il nuovo look dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Percorsi d’arte in ascesa

Se una volta raggiunta la reception e ottenuto il vostro biglietto di ingresso alla mostra i receptionist vi consiglieranno di prendere l’ascensore, incalzandovi anche dopo aver manifestato la vostra preferenza a prendere le scale, state pur certi che non è per una loro inspiegabile insistenza, ma perché all’Accademia Carrara l’esperienza estetica inizia proprio da quella piccola cabina che vi porterà direttamente al secondo piano. Senza rivelare troppo, lasciateci solo dire che la linea decorativa scelta per introdurre il visitatore alle sale espositive ha una grande forza scenica.

Tuttavia, l’ascensore è solo uno degli “ambienti” del museo che ha subito un intervento di restyling iniziato nel 2021 con un investimento di otto milioni di euro, avvalendosi del contributo di una commissione scientifica internazionale. Dopo tante tribolazioni, l’Accademia Carrara dà il benvenuto al 2023 - anno in cui Bergamo, insieme a Brescia, è Capitale italiana della Cultura - con un nuovo look. Se l’esterno del palazzo non tradisce in nessuno modo la sua storia ultracentenaria, gli ambienti interni sono stati ripensati in chiave moderna, non solo da un punto di vista estetico ma anche contenutistico, con un percorso di visita completamente rinnovato.

La collezione permanente è ora visibile nelle 16 sale al secondo piano divise in due grandi ali riprogettate dall’architetto Antonio Ravalli. La prima, contraddistinta dal colore rosso delle pareti, presenta i principali capolavori dal Gotico al Rinascimento nel Nord e Centro Italia (Botticelli, Mantegna, Bellini, Raffaello); l’altra ala, dalle pareti azzurre, è dedicata ai maestri della pittura lombarda (Foppa, Lotto, Moroni), e arriva alle vedute veneziane del ‘700 messe a confronto con alcune delle sculture barocche donate da Federico Zeri, che ora non sono più esposte separatamente.

Tra le novità, il “Ragazzo con canestra di pane e dolci” di Evaristo Baschenis donato da Scaglia e il “Ritratto di gentiluomo” di Fra Galgario acquistato recentemente dallo Stato e destinato proprio alla Carrara. Il primo piano sarà dedicato invece alle mostre temporanee, come l’attuale esposizione dedicata all’artista conosciuto come “Cecco del Caravaggio”.

Fino al 4 giugno 2023 l’inedita mostra dell’artista lombardo, allievo del Caravaggio

Tra gli allievi più misteriosi che ruotavano attorno alla bottega del Caravaggio, la fama dell’artista lombardo è una questione assai recente. Dopo essere stato dimenticato per decenni, Cecco del Caravaggio è riemerso negli studi nel 1943 quando alcuni studiosi attribuirono un primo nucleo di opere al pittore vissuto nel XVI secolo, ipotizzando inizialmente che le origini dell’artista dovessero essere fiamminghe o francesi. Fu così che ebbe inizio l’avvincente recupero critico dell’artista, culminato nella scoperta del suo vero nome, Francesco Boneri, e della sua verosimile origine bergamasca, ulteriormente confermata dalle indagini compiute in preparazione a questa mostra.

Negli ultimi trent’anni, il profilo biografico e artistico del pittore è stato accuratamente ricostruito da Gianni Papi, curatore della mostra insieme a Maria Cristina Rodeschini, il quale, grazie a rari documenti d’archivio e un pugno di opere, si propone di presentare al pubblico una ricerca di grande interesse che ripercorre storicamente e artisticamente l’itinerario dell’artista.

Fino al 1990 il vero nome del pittore – Francesco Boneri – era ignoto, lo si conosceva solo col soprannome: Cecco del Caravaggio. Le tracce che possiamo seguire per ricostruire la sua personalità sono le opere attualmente note, meno di trenta, di cui diciannove si trovano esposte a Bergamo. Sono infatti molto scarsi i documenti su cui basarsi per definire una cronologia; tuttora non conosciamo nemmeno la data certa di nascita e di morte dell’artista.

Le ricerche hanno reso sempre più probabile un’origine bergamasca di Boneri, cognome diffuso sul territorio orobico. Nato intorno al 1586, nel 1600 l’adolescente Cecco è a Roma dove conosce il Caravaggio e ne diventa sia allievo che modello, per spostarsi probabilmente a Zangarolo e poi a Napoli, luoghi in cui il ragazzo segue il maestro nella sua fuga da Roma a seguito della condanna a morte per l’uccisione di Ranuccio Tomassoni nel 1606. Cecco con ogni probabilità segue il maestro anche a Napoli poi le sue tracce si perdono per qualche anno; la vicinanza con la pittura del bresciano Savoldo fa pensare a un rientro nel nord Italia, in Lombardia e a Venezia, prima di un nuovo soggiorno a Roma. Cecco esegue in quegli anni alcuni magnifici dipinti, con un segno personale molto riconoscibile, dove la cultura cinquecentesca si fonde con le rivoluzionarie novità di Caravaggio, per andare anche oltre queste ultime.

Infatti, nel 1614 Cecco lavora per il cardinale Montalto a Bagnaia, nei pressi di Viterbo, eseguendo un affresco con Alessandro Magno che accoglie Dario sconfitto. Un altro prestigioso committente sarà il marchese Vincenzo Giustiniani, per il quale l’artista dipinge la magnifica “Cacciata dei mercanti dal tempio”, mentre il cardinale Scipione Borghese si accaparrerà la grande Resurrezione rifiutata da Piero Guicciardini nel 1620. A questa data s’interrompe bruscamente l’itinerario biografico di Cecco e da qui si procede solo per ipotesi, come quella suggestiva che propone una vicinanza delle nature morte con strumenti musicali del bergamasco Baschenis.

Cecco resta in gran parte sfuggente nella Roma del secondo decennio, con un percorso artistico legato solo ad alcuni indizi e a due date certe: l’esecuzione dell’affresco di Bagnaia nei primi mesi del 1614 e la realizzazione fra il 1619 e il 1620, della cosiddetta “Resurrezione Guicciardini”, oggi a Chicago. In questo lasso di tempo si colloca la maggior parte delle opere presenti in mostra all’Accademia Carrara, che rivela un pittore non ortodosso, autore di quadri di alta temperatura intellettuale, caratterizzati da sciarade di significati che solo un pubblico iniziato di consapevoli collezionisti era in grado di decrittare. In opere come queste Cecco sfodera la sua sbalorditiva bravura nel realizzare minuziosamente composizioni di oggetti e strumenti musicali, ma vi sono anche opere che dichiarano un’evidente inclinazione omoerotica, similmente destinata a una cerchia di collezionisti che potevano apprezzare tali soggetti e che decreterà forse la sua scomparsa dalla scena artistica in una sorta di damnatio memoriae.

Anche grazie alla ricerca dei curatori della mostra, l’identità di Cecco del Caravaggio è oggi un mistero risolto, tuttavia, sono ancora tante le questioni irrisolte riguardanti Francesco Bonori, il pittore bergamasco le cui opere, di una qualità formidabile, innovative e spregiudicate, rivelano talento e animo anticonformista.

“Cecco del Carvaggio, l’Allievo Modello”
Accademia Carrara, Bergamo, dall’8 gennaio al 4 giugno 2023
Info e orari: www.lacarrara.it

Sheela Pulito

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Marzo 2023

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