feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Aggressivo o non aggressivo?

Aggressivo o non aggressivo?

Gestire la rabbia per vivere in modo sostenibile

Aggressivo o non aggressivo? Come rispondereste se a bruciapelo vi fosse posta questa domanda? Ragionereste nei termini di ciò che è giusto e di ciò che risulta sbagliato? Il pensiero comune spesso lo ha fatto banalizzando la complessità di un argomento molto più articolato. La rabbia e la sua derivata aggressività sono emozioni universali che tutti noi proviamo. Non si tratta quindi di pensare se “agirla” o “sottacerla”, ma piuttosto di imparare a riconoscerla e gestirla in maniera efficace.

Una proposta potrebbe essere di non inserirla nelle categorie del giusto e dello sbagliato ma nei luoghi del sostenibile e dell’insostenibile. Partendo dal fatto che per sostenibilità intendiamo la caratteristica di un processo o di uno stato -anche psicologico e comportamentale- che può essere mantenuto nel tempo, risulta consequenziale pensare alla rabbia in termini sostenibili quando diviene azione legata alla sopravvivenza o alla conquista della nostra libertà e indipendenza. È sostenibile quando viene incanalata in energia creativa o diviene possibilità di performance migliori nel lavoro così come nello sport. È invece insostenibile l’aggressività che diviene crudeltà insensata, che non produce nulla per migliorare ma anzi deteriora lo stato d’essere delle cose. È insostenibile quell’aggressività che diviene unica via per la risoluzione dei nostri conflitti portando il soggetto alla distruzione delle relazioni. Insostenibile è l’aggressività che si ritorce verso il soggetto che l’agisce. A volte infatti è distante dai reali valori e credenze della persona che in modo incontrollato la manifesta contro l’altro, generando successivamente senso di colpa e frustrazione.

Come un serpente che si morde la coda l’aggressività spesso si rivolta verso di noi. Un’azione aggressiva ripetuta causa un grande dispendio di energie, portando il soggetto a una condizione di stanchezza, spossatezza e perché no ansia e stress (stati d’animo che per di più, in modo circolare, promuovono ulteriori manifestazioni aggressive). È insostenibile anche tutta l’aggressività repressa che rischia di traboccare come da un “vaso di Pandora emotivo” in atti ben più violenti delle cause generanti. È infine insostenibile l’aggressività che si orienta verso persone che nulla hanno a che fare con chi l’ha generata, probabilmente perché il soggetto trova più semplice agire contro chi è più debole o mai si rivolterà a lui. Concludendo, credo dovremmo rivedere i nostri approcci più comuni all’aggressività, comprendendo che solo una corretta gestione la potrà illuminare come azione sostenibile o, al contrario, come comportamento esclusivamente distruttivo e quindi insostenibile.

Alessandro Fortis

Maggio 2015

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...