Un metodo che promette di eliminare il superfluo e di riportare gioia in casa, attraverso tanti piccoli trucchi
«Less is more». Meglio ancora se ordinato. Con questo motto Marie Kondo, trentacinquenne nata a Tokyo ma trasferitasi a New York, ha raggiunto il successo a colpi di pulizie e semplici regole. Dopo esser stata autrice di bestseller internazionali come «Il magico potere del riordino» e «96 lezioni di felicità», ha aperto il negozio online konmari.com e qualche mese fa (con un incredibile tempismo sul coronavirus e il relativo lockdown che ci hanno spinto a rivalutare presenza e spazi domestici) è sbarcata in televisione, sulla piattaforma Netflix. Non solo: con la serie «Facciamo ordine con Marie Kondo» è entrata nelle incasinatissime case di alcuni americani e ha cercato di portare ordine nelle loro caotiche vite.
Già sacerdotessa in un tempio shintoista e seguace della filosofia zen, questa Mary Poppins 2.0 (così l’ha definita il «Time») ha infatti elaborato un vero e proprio sistema per la riorganizzazione gli spazi domestici... E anche quelli interiori.
Via il superfluo
Il «Metodo KonMari» è finalizzato non solo a rendere più funzionale la vita quotidiana, ma anche ad agevolare introspezione e conoscenza interiore. Il suo invito è a liberarsi di tutto quello che è superfluo. E a tenere solo gli oggetti e i vestiti che «sprizzano gioia» («that spark joy», nello slogan originale). Tazze e posate spaiate, candele, utensili inutili, vecchi souvenir e riviste, soprammobili comprati a basso costo, ma anche biglietti della metro usati, decine di collant dello stesso colore: la tendenza al consumismo e all’accumulo è parte del vivere occidentale. Riconoscerla e provare a contenerla sarebbe, già di per sé, una buona azione.
A questa preoccupazione etica e ambientalista, si aggiunge poi un’attenzione dal sapore psicologico. Dietro all’esigenza di possedere sempre più cose, spesso, si nascondono paure inconsce e nodi da sciogliere. È la stessa Kondo, in un’intervista, a spiegare perché: «Ci sono tre ragioni per cui è difficile lasciare andare gli oggetti: un attaccamento al passato, una paura per il futuro o una combinazione di entrambi. Queste barriere psicologiche si manifestano come legami agli oggetti fisici. La chiave per superare questo ostacolo è chiedersi perché è difficile lasciare andare qualcosa e capire il proprio modello di proprietà».
Una volta convinti della validità dei propri intenti, è tempo di passare alla pratica. Il decalogo è semplice, le regole di base sono poche:
- Prendetevi l’impegno a riordinare.
- Delineate il vostro ideale di vita.
- Per prima cosa, finite di buttare via.
- Riordinate per categoria, non per collocazione.
- Seguite l'ordine giusto.
- Chiedetevi se vi rende felici.
Con una nota aggiuntiva: ringraziate sempre quello che scartate (il distacco sarà meno difficile) e magari regalatelo a chi potrebbe averne bisogno, così che possa avere una seconda vita. L’operazione “piazza pulita” non si ferma però ai cassetti e al guardaroba. I consigli di questa guru del «cleaning» possono essere estesi ad altri campi. E questo è il vero augurio. Oggi il disordine digitale può sopraffare tanto quanto quello reale, gettando nella confusione chi, per esempio, combatte una quotidiana battaglia con la casella di posta elettronica, intasata da mail di lavoro e pubblicitarie. Una volta appreso il metodo, inoltre, va da sé che si può estendere anche oltre le mura domestiche e digitali, al di là di vestiti e oggetti. Dopo aver buttato cose inutili, potrebbe essere tempo di gettare vecchie abitudini, soprattutto in questa fase di ripartenze. Dopo aver messo in ordine gli armadi, si potrebbe fare lo stesso con i pensieri e le relazioni. E dopo aver pianificato le pulizie di casa, ora potrebbe essere tempo di calendarizzare la realizzazione di idee e, perché no, nuovi sogni e traguardi.
Michela Offredi