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Finger Food Il piacere di mangiare con le mani

Il piacere di mangiare con le mani

Golosità in miniatura sfiziose e a effetto

Si tratta, letteralmente, di “cibo mangiato con le dita” ed è una tendenza molto diffusa in America che sta prendendo sempre più piede anche da noi, ispirando schiere di appassionati.

Questo termine nasce nel febbraio del 2002 in occasione dell’Expogast di Salisburgo dove nel regolamento per la competizione era previsto un programma specialistico per le Squadre Nazionali di Chef di cucina che partecipavano, successivamente identificato come Finger food.

Molti Finger food sulle tavole italiane rappresentano il patrimonio tradizionale e regionale, ma anche specialità etniche, personalizzati a piacere con infiniti stili diversi di presentazione facilmente riproducibili.

Spesso sono contenuti in involucri che consentono di “non prendere il cibo con le mani”, scelta sicuramente migliore sotto il profilo igienico.

Per mangiare questi piccoli bocconi troviamo frequentemente un ampio assortimento di mini posaterie di plastica o legno, bacchettine di bambù, bicchierini, coppette a triangolo, a pagoda o cilindriche, mini ciotole, coni di legno, piattini ovali, rettangolari o con altre forme, alzatine, caratterizzati da un design moderno che permettono allestimenti di grande effetto.

Spesso le stoviglie sono infrangibili e possono essere realizzate anche con materiale da riciclo ma idoneo al contatto con gli alimenti o, meglio ancora, utilizzando “contenitori” naturali come foglie, bucce, gusci o totalmente commestibili come involucri vegetali (barchette di zucchine, coppette di pomodori, cestini di patate).

Se si vuole sperimentare personalmente, bisogna fare attenzione che i supporti siano adeguati alle preparazioni, abbastanza rigidi da contenere il giusto peso e con un’elevata sicurezza al contatto con gli alimenti.

Molte preparazioni si possono realizzare in tempi brevi e tante proposte possono essere cucinate in anticipo, congelate e scaldate all’ultimo momento o, semplicemente, non richiedono alcuna cottura.

Questi cibi possono essere serviti sia caldi sia freddi ed è importante che le varie preparazioni abbiano la stessa dimensione.

È inoltre d’obbligo fare attenzione alla proliferazione batterica, soprattutto riguardo ai tempi, alle temperature e alle contaminazioni crociate di cui si deve sempre tener conto nelle varie fasi di lavorazione, oltre alla corretta sanificazione degli utensili e attrezzature utilizzate.

Parlando di Finger food, si pensa subito a stuzzichini di piccole dimensioni e mangiati in un solo boccone (o non difficili da dividere). Q

uesti cibi possono essere presentati prima di un pasto, in quantità limitata, o raggruppati per rimpiazzare un vero e proprio menù tradizionale e si possono realizzare anche con ingredienti alternativi o con sostanze che soddisfino le esigenze nutrizionali di persone che presentano intolleranze o allergie.

Forse l’unica pecca è che, date le loro dimensioni ridotte, si rischia di ingerire grandi quantità di calorie senza rendersene conto!

La parola d’ordine è varietà: si consiglia di offrire almeno 8-10 proposte differenti di Finger food, calcolando almeno 4-6 pezzi per ospite per ogni ora di durata dell’invito.

Si potranno realizzare Finger food che stuzzichino l’appetito coinvolgendo tutti i 5 sensi, ricercando effetti cromatici e abbinando cibi anche con consistenze differenti, senza però necessariamente seguire un prototipo, dando vita a una cucina “dinamica” con ricette monoporzione.

Persino con i più piccoli il Finger food può essere vincente!

Si può quasi dire che tutti i bambini attraversano una fase in cui gli “stuzzichini” sono il modo migliore per dar loro da mangiare, orientandosi ovviamente verso una vasta gamma di ingredienti genuini e gustosi.

Molti studi hanno dimostrato come il colore, la forma ma anche la presentazione estetica intervengono sul binomio cibo-consumatore, perché tutte queste caratteristiche influiscono sulla percezione qualitativa e percettiva del cibo consumato.

Ricordiamo quindi che, anche quando si mangia, l’occhio vuole la sua parte e, nel caso dei Finger food, la percezione visiva è essenziale.

Rossana

Febbraio 2016

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